blog americalatina

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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Monday, February 07, 2011

Ci rivediamo su Eldorado

Cari amici e lettori, da febbraio 2011 il blog si é trasferito su http://www.mauriziocampisi.com/ con il titolo di Eldorado. I temi sono sempre gli stessi, con un occhio di riguardo all'approfondimento. Ciao, a presto
Maurizio

Friday, December 12, 2008

Sergio Ramírez censurato

Sergio Ramírez, affermato e riconosciuto scrittore nicaragüense, è stato censurato dal governo di Managua. La colpa di Ramírez è di non essere allineato con la politica di Ortega, ragion per cui gli è stata vietata la pubblicazione del prologo alle opere del poeta Carlos Martínez Rivas prevista su un supplemento culturale del quotidiano spagnolo “El País”.
Il governo nicaraguense adduce di possedere i diritti di Martínez, ma anche così non può certo decidere chi e come deve scrivere sul poeta.
Si tratta di un atto incredibile, che lancia nuovi interrogativi verso dove stia andando la deriva orteguista. Scrittori ed intellettuali riuniti alla fiera del libro di Guadalajara hanno diramato un documento, dove hanno condannato il comportamento dei funzionari del Ministero della Cultura nicaraguense.
Tra i firmatari García Marquez, Carlos Fuentes, Juan Gelman, Antonio Skarmeta, Gioconda Belli, Fernando Savater, Joaquín Sabina, Tomás Eloy Martínez e tantissimi altri.
Il testo censurato si può trovare sulla pagina di Sergio Ramírez:
http://www.sergioramirez.com dove, attraverso il blog, si può anche fare pervenire il proprio sostegno a Sergio.

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Wednesday, November 19, 2008

Ma quale sandinismo...

Le elezioni municipali del passato fine settimana in Nicaragua hanno dimostrato come parlare di sandinismo (ed ormai c’è chi lo chiama solo più orteguismo) sia diventato fuori luogo.
Il sandinismo è svanito nelle gestioni di palazzo di Ortega, che lo hanno fatto diventare un movimento personale, che calza alle necessità proprie e di chi veste la bandiera rossonera e non ai bisogni della cittadinanza. Non c’è più sandinismo e lo si vede quando il suo leader, invece di chiamare alla calma e al confronto, sparisce di scena durante i giorni più drammatici del suo governo, quello successivo a queste discusse elezioni, e manda in cambio centinaia di giovani a provocare incidenti, per dimostrare con la forza il potere del Frente. Ortega non parla, non fa il presidente, ma fa il capo del partito, come prima di lui hanno fatto Bolaños, Alemán, la Chamorro, i Somoza.
Il sandinismo è morto perchè ripete gli stessi errori (il caudillismo, lo scambio di influenze, i patti scellerati, le prove di forza) che hanno marcato la storia del Nicaragua, con il risultato di averne fatto un paese povero, arretrato, limitato, incapace di rispondere con maturità alle prove di democrazia alle quali è stato chiamato.
La colpa ce l´hanno tutti, da Montealegre che a tentoni cerca una leadership che lo vede comunque immaturo, ai vertici dell´Fsln, che si è trasformato in un dinosauro che ha represso la dialettica (a parte quella degli insulti) in favore della forza e del clientelismo.
Parlando di elezioni, ufficialmente l´Fsln si è portato via quasi tutte le piazze importanti, da Managua fino ai centri più rappresentativi della provincia. All´alleanza di Montealegre sono rimaste le briciole, che con le denuncie di irregolarità giunte da varie parti del Paese, sono state sufficienti per scatenare la rabbia e l´accusa di brogli.
Su tutto il processo, comunque, rimarrà sempre il dubbio della legalità: alle elezioni, infatti, non è stato invitato nessun osservatore che potesse convalidare il lavoro fatto dagli scrutatori.
Su Itanica Giorgio Trucchi sta facendo un bel lavoro di copertura sui fatti di questi giorni:
http://www.itanica.org/
Vi rimando anche al Nuevo Diario: http://www.elnuevodiario.com.ni, con gli auguri all´amico Ary Pantoja, aggredito dai simpatizzanti liberali.
I dati delle elezioni: http://www.cse.gob.ni/resultados/municipales2008.html

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Tuesday, November 18, 2008

Il prezzo del turismo

1500 lavoratori, decine di baracche ammassate ai bordi della foresta, mucchi di spazzatura esposti all´aria aperta, condizioni igieniche precarie, problemi di impatto ambientale. La scorsa settimana, un morto e 346 operai ammalati, la gran parte con problemi respiratori e affezioni stomacali. Questo il prezzo pagato sinora per la costruzione dell´hotel Riu, un mega complesso spagnolo da 700 camere sulle spiagge del Guanacaste, in Costa Rica. Le vacanze a tutti i costi (l´hotel deve essere pronto prima della prossima estate) impongono il disinteresse per le condizioni dei lavoratori: in ogni baracca c`è appena lo spazio per i letti a castello, ognuno di tre piani, sistemati uno accanto all´altro, senza aerazione. Per le cinque stelle che sarà il Riu gli operai –in maggioranza nicaraguensi- sono alloggiati in stamberghe, ammassati l´uno sull´altro.
La Costa Rica è visitata ogni anno da due milioni di turisti, una cifra eccezionale per questo piccolo paese. Le méte più ambite sono le spiagge della costa del Pacifico, tanto suggestive da essere diventate l´esclusiva passeggiata del week end delle stelle di Hollywood: Mel Gibson, Charlie Sheen, Matthew McConaughey, Pink, Britney Spears, ma anche Bill Gates ed altri uomini d´affari di mezzo mondo.
Nonostante il morto e i problemi di ogni sorta, la costruzione andrà avanti. La Costa Rica non può permettersi un altro stop: la crisi Usa ha infatti bloccato l´edificazione di altri due complessi sulle coste del Guanacaste, Punta Cacique e Saint Regis, investimenti per oltre duemila milioni di dollari fermi in attesa che l´economia si recuperi.
Per il momento, visto il morto, le baracche si sono rifatte il look. Poi, si vedrà.

L´albergo: http://www.riu.com/es/guanacaste-costa-rica.html

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Sunday, November 16, 2008

Dove va il Messico?

Dove va il Messico? L´escalation della violenza scatenata dalle narcobande sembra non conoscere limiti. I massacri di Ocoyoacac, le bombe di Morelia, le stragi di Tijuana vengono affrontati nel dossier del numero di novembre di Narcomafie. L´attentato dello scorso 15 settembre contro la popolazione civile di Morelia, radunata in piazza per celebrare l´indipendenza, apre nuovi ed inquietanti scenari sulla penetrazione dei cartelli del narco e delle loro strategie. Inoltre, dove porterà l´iniziativa Mérida?
Il link:
http://www.narcomafie.it/rivista.htm
Un´altra segnalazione per il blog di Lillo Rizzo, che continua le sue pubblicazioni fotografiche sull´America Latina. Dopo i niños de la calle, Lillo pubblica il fotoreportage sui desaparecidos di Ayacucho, volti e luoghi di una delle pagine nere della storia recente del Perù: http://lillorizzo.wordpress.com/category/america-latina/

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Thursday, November 06, 2008

Si scrive Malvinas...

...e si pronuncia Falklands. Ogni anno, pazientemente, il governo argentino consegna a quello inglese una protesta formale sulle Malvinas e chiede, da tempo ormai, che ci sieda ad un tavolo per aprire negoziati. Londra non si scompone e sorniona risponde picche. Le Malvinas si chiamano Falklands e, tanto per ribadirlo, il Parlamento inglese ha ratificato una nuova Costituzione per l´arcipelago.
La decisione ha mandato sulle furie la cancelleria argentina e la ragione è molto semplice. Il testo approvato rimanda ogni decisione sul futuro delle isole al governatore locale. Come dire, noi non c’entriamo più niente, chiedete a loro.
Un cavillo legale, naturalmente, perchè nella realtà le Malvinas/Falklands continuano ad essere legate indissolubilmente a Londra.
Gli inglesi acclamano questa ¨lezione di democrazia, che consegna agli isolani l´autodeterminazione¨. Agli argentini non resta che mangiarsi le unghie. Dal primo gennaio 2009 se vorranno parlare di argentinità, dovranno vedersela con il governatore dell´arcipelago. La cosa che non quadra è che il governatore (attualmente è Alan Huckle) non viene eletto dagli isolani, ma è un impiegato del governo britannico. Difficile, per gli argentini, mandare giù la pillola.
Le Falklands:
http://www.falklands.gov.fk/

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Tuesday, November 04, 2008

Il cholo di Washington

Cambia l’America Latina, cambiano gli Usa. Con la vittoria di Barack Obama nelle elezioni di ieri, gli Stati Uniti hanno eletto il primo presidente di colore nella loro storia. Il figlio di un africano siederà alla Casa Bianca, un nero insomma: gli Usa hanno infine il loro cholo insediato nel gradino più alto della repubblica.
Proprio Washington un paio di anni fa si era scandalizzata per l´elezione di Evo Morales –un aymará pastore di vigogne- a presidente della Bolivia. Prima di lui c’era stato Alejandro Toledo in Perù –che si era valso del soprannome di cholo di Harvard- che aveva trasformato le sue origini, in un Paese al 90% meticcio, in un lasciapassare per la presidenza. L´americanismo e l´indigenismo si sono poi consolidati in questo decennio con Hugo Chávez e Rafael Correa, fieri rappresentanti delle loro origini indigene.
L’America diventa davvero multicolore e sarebbe bello pensare che dall’eterogeneità nascano idee per un domani migliore.
Forse. Quello che è stato diverso per secoli per un bianco, lo è stato anche per chi era dall’altra parte. Lo sa bene Chávez, che nel suo discorso domenicale, dopo aver vaticinato la vittoria di Obama, ha esclamato con il suo memorabile savoir faire: ¨Ed ora
voglio parlare con il nero¨.
Le differenze ed i luoghi comuni non sono poi così facili da superare
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