Il Centroamerica armato
Il commercio delle armi da fuoco non è mai in declino. Tuttaltro. Organizzazioni non governative hanno rivelato in questi giorni che in Messico circolano almeno quindici milioni di armi, di cui l’85% illegali. Inoltre, di questi quindici milioni, il 25% è composto da AK-47, AR-15 e P90, tutte capaci di un alto potere di distruzione.
Il contrabbando è costante e segue ogni tipo di rotta. La maggior parte delle armi arriva però attraverso la frontiera terrestre con gli Stati Uniti. Si tratta di una situazione scabrosa, già che mentre gli Usa operano controlli severissimi in materia di immigrazione clandestina, chiudono invece tutti e due gli occhi quando si tratta dei carichi di armi che vengono riversati sul Messico. Lungo la frontiera, secondo uno studio condotto da Small Arms Survey (http://www.smallarmssurvey.org), esistono almeno dodicimila posti di smistamento delle armi, con negozietti improvvisati che vendono pistole e fucili a chiunque.
Comprare armi negli Usa è estremamente facile. È sufficiente presentare una patente d’auto e un certificato di fedina penale pulita per poter acquistare un paio di pistole o un fucile ad alta precisione al giorno. Gli intermediari messicani utilizzano cittadini statunitensi per l’acquisto massiccio -soprattutto durante i “gunshow”, frequenti in Texas e California (qui la lista per tutto l’anno: http://www.gunshows-usa.com/)- per poi passare il confine con i carichi che vengono smerciati sottobanco nelle drogherie e nei piccoli supermercati di paese.
La situazione è esplosiva anche in Centroamerica. Narcotraffico e delinquenza organizzata hanno aumentato il loro potere delittivo grazie all’impunità con cui le armi viaggiano da una frontiera all´altra della regione. La grande offerta ha abbattuto i costi, al punto che un AK-47 può essere comperato al prezzo risibile di 60 dollari. Si tratta di uno dei pochi prodotti al mondo il cui prezzo diminuisce con il passare del tempo invece di aumentare. Le campagne per smilitarizzare i paesi colpiti dai conflitti non hanno dato i frutti sperati. La maggior parte della gente ha conservato le proprie armi ed oggi ne compra di nuove. Si reputa che nel Salvador esistano almeno mezzo milione di armi, mentre in Nicaragua sono almeno 300.000, ma si tratta di dati ufficiosi. I governi non hanno fatto nulla per scoraggiare la tenenza d’armi. Il Guatemala, per esempio, che soffre di un alto indice di criminalità, permette fino a dodici armi per persona.
Il contrabbando è costante e segue ogni tipo di rotta. La maggior parte delle armi arriva però attraverso la frontiera terrestre con gli Stati Uniti. Si tratta di una situazione scabrosa, già che mentre gli Usa operano controlli severissimi in materia di immigrazione clandestina, chiudono invece tutti e due gli occhi quando si tratta dei carichi di armi che vengono riversati sul Messico. Lungo la frontiera, secondo uno studio condotto da Small Arms Survey (http://www.smallarmssurvey.org), esistono almeno dodicimila posti di smistamento delle armi, con negozietti improvvisati che vendono pistole e fucili a chiunque.
Comprare armi negli Usa è estremamente facile. È sufficiente presentare una patente d’auto e un certificato di fedina penale pulita per poter acquistare un paio di pistole o un fucile ad alta precisione al giorno. Gli intermediari messicani utilizzano cittadini statunitensi per l’acquisto massiccio -soprattutto durante i “gunshow”, frequenti in Texas e California (qui la lista per tutto l’anno: http://www.gunshows-usa.com/)- per poi passare il confine con i carichi che vengono smerciati sottobanco nelle drogherie e nei piccoli supermercati di paese.
La situazione è esplosiva anche in Centroamerica. Narcotraffico e delinquenza organizzata hanno aumentato il loro potere delittivo grazie all’impunità con cui le armi viaggiano da una frontiera all´altra della regione. La grande offerta ha abbattuto i costi, al punto che un AK-47 può essere comperato al prezzo risibile di 60 dollari. Si tratta di uno dei pochi prodotti al mondo il cui prezzo diminuisce con il passare del tempo invece di aumentare. Le campagne per smilitarizzare i paesi colpiti dai conflitti non hanno dato i frutti sperati. La maggior parte della gente ha conservato le proprie armi ed oggi ne compra di nuove. Si reputa che nel Salvador esistano almeno mezzo milione di armi, mentre in Nicaragua sono almeno 300.000, ma si tratta di dati ufficiosi. I governi non hanno fatto nulla per scoraggiare la tenenza d’armi. Il Guatemala, per esempio, che soffre di un alto indice di criminalità, permette fino a dodici armi per persona.
Labels: Centroamerica, Messico
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