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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Thursday, February 07, 2008

Cile, un esercito da riformare

Santiago Santelices è stato uno di quegli uomini capaci di camuffarsi nel potere, passando senza riportare alcun danno personale dagli uffici della dittatura a quelli della democrazia. Ma è anche l’esempio di come lo Stato cileno, che si proclama democratico ed ora anche progressista, sia comunque una costruzione fragile, che si basa sui dettami e sull’eredità lasciata da Pinochet e dagli anni della dittatura.
Santelices, generale dell’esercito, è stato per anni comandante della guarnigione militare più importante del Paese, quella della capitale Santiago e membro del Comando supremo dell’esercito, finchè un giudice ha inserito il suo nome tra quelli degli accusati di aver partecipato alla Carovana della morte, gli squadroni che seminavano la morte tra gli oppositori al regime pinochetista.
Santelices, che si è ritirato in attesa del processo, parla e si difende.
Ero giovane, avevo solo venti anni ed i fatti occorsi non furono nè previsti, nè preparati, nè desiderati”. E continua: “La conseguenza di quei giorni è stato il mio impegno per rafforzare i principi dell’onore militare”.
Insomma, facile a dirsi, a tanti anni di distanza. Resta da chiedersi che cosa abbia spinto il giovane Santelices ad arruolarsi nella scuola per ufficiali in pieno regime dittatoriale: l’amore per il prossimo?
Il caso, però, è molto più ampio e rappresenta un vero terremoto per il gabinetto della Bachelet. Dei nove generali che compongono l’attuale Comando supremo dell’esercito cileno, ben cinque sono coinvolti nella denuncia. Gli altri sono Guillermo Castro, Julio Baeza, Cristian Le Dantec ed Eduardo Aldunate. Sequestro di persona, omicidio, strage: per gli alti ranghi militari c’è un poco di tutto.

Juan Guzmán, il giudice del caso, si lamenta soprattutto dell’omertà e del patto di silenzio che tutti questi generali hanno mantenuto lungo gli anni. Un patto tacito, che ha permesso all’esercito di mantenere immutata la sua natura repressiva di un corpo chiuso in sè stesso e nei privilegi di casta. Se la Bachelet vuole dare un segnale chiaro alla società civile deve infine rigenerare le cariche e dare spazio a volti nuovi.

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1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Ho letto con grande piacere il tuo post, ho scoperto di avere con te in comune l’amore per il Cile e la voglia di far conoscere le ingiustizie cilene…



Proprio oggi ho montato un bel video che parla del Cile sul mio blog,



www.pensierinblu.com



spero che lo apprezzerai



Pablo

3:43 AM  

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