Guatemala: la pace dimenticata
Dieci anni fa il Guatemala festeggiava un evento storico: il raggiungimento degli accordi di pace tra guerriglia e Stato. Il saldo di quella guerra era stato uno dei più pesanti in America Latina: 36 anni di conflitto, 150.000 morti accertati, 40-50.000 desaparecidos, l’etnia maya quasi sterminata dal genocidio. E poi, un’eredità pesantissima, fatta di una memoria storica che lo Stato avrebbe voluto cancellare e che solo la volontà della Chiesa cattolica e di alcuni movimenti laici ha potuto mantenere intatta. Monsignor Gerardi, che più aveva voluto che non si perdesse il significato della Storia, nell’aprile 1998 pagò con la vita il suo gesto, a dimostrazione di come certi mali della società guatemalteca non muoiano. La recente richiesta d’estradizione da parte della Spagna di alcuni dei colpevoli dei misfatti più efferati nella storia recente dell’umanità (Ríos Montt primo fra tutti) e la difficoltà con la quale versa il procedimento ci fa intendere quanto poco sia servito quell’accordo di pace.
La società guatemalteca rimane tra le più violente dell’America Latina, eredità dei trentasei anni di guerra. I fucili e gli Ak 47 di quel conflitto sono passati direttamente dalle mani dei guerriglieri a quelle delle bande organizzate, delle pandillas, dei delinquenti comuni. La violenza aumenta (più di 6000 omicidi quest’anno), il tasso di analfabetismo non è mutato, la povertà è ormai alla soglia del 70% della popolazione, bianchi ed indigeni non trovano tratti di unione. Chi guarda a quella guerra che ha lasciato una stela di morte e distruzione non trova giustizia, perchè gli accordi –come nel Salvador- hanno cancellato ogni possibilità di processare i colpevoli dei massacri. Non è un caso che Ríos Montt sia richiesto in Spagna: deve rispondere infatti dell’uccisione di cittadini spagnoli e non delle migliaia di guatemaltechi che le sue PAC –i gruppi paramilitari- mandarono a morire.
Le cause che generarono quella guerra –il cui inizio rimonta ormai a quasi mezzo secolo fa- sono ancora vigenti e, se ci è concesso, oggi sono peggiorate. Se il Guatemala vorrà salvarsi dalla morsa dovrà infine trovare una maniera per restituire la dignità a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono l’emarginazione, la povertà, la miseria ed il disprezzo da parte di quella porzione –minima- della popolazione guatemalteca che si crede ancora oggi padrona assoluta del Paese.
I testi degli accordi di pace: http://www.congreso.gob.gt/gt/acuerdos_de_paz.asp
La società guatemalteca rimane tra le più violente dell’America Latina, eredità dei trentasei anni di guerra. I fucili e gli Ak 47 di quel conflitto sono passati direttamente dalle mani dei guerriglieri a quelle delle bande organizzate, delle pandillas, dei delinquenti comuni. La violenza aumenta (più di 6000 omicidi quest’anno), il tasso di analfabetismo non è mutato, la povertà è ormai alla soglia del 70% della popolazione, bianchi ed indigeni non trovano tratti di unione. Chi guarda a quella guerra che ha lasciato una stela di morte e distruzione non trova giustizia, perchè gli accordi –come nel Salvador- hanno cancellato ogni possibilità di processare i colpevoli dei massacri. Non è un caso che Ríos Montt sia richiesto in Spagna: deve rispondere infatti dell’uccisione di cittadini spagnoli e non delle migliaia di guatemaltechi che le sue PAC –i gruppi paramilitari- mandarono a morire.
Le cause che generarono quella guerra –il cui inizio rimonta ormai a quasi mezzo secolo fa- sono ancora vigenti e, se ci è concesso, oggi sono peggiorate. Se il Guatemala vorrà salvarsi dalla morsa dovrà infine trovare una maniera per restituire la dignità a tutti coloro che hanno sofferto e soffrono l’emarginazione, la povertà, la miseria ed il disprezzo da parte di quella porzione –minima- della popolazione guatemalteca che si crede ancora oggi padrona assoluta del Paese.
I testi degli accordi di pace: http://www.congreso.gob.gt/gt/acuerdos_de_paz.asp
Labels: Guatemala
0 Comments:
Post a Comment
<< Home