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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Friday, December 29, 2006

La lenta giustizia del Salvador

El Salvador è uno di quei paesi dove la giustizia non fa il suo corso. Il trattato di pace di Chapultepec, che pose fine alla guerra tra l’esercito regolare e il Frente Farabundo Martí, di fatto lasciò impuniti i crimini che si erano consumati durante il conflitto.
Moltissimi di quei fatti sono quasi sconosciuti, complice una memoria storica cancellata dalla logica dei vincitori e, in un certo modo, anche da quella degli sconfitti, a cui l’impunità faceva comodo in ugual maniera.
Parliamo di questo tema perchè nei prossimi giorni verranno tumulati i resti di 41 vittime di uno dei massacri di quella guerra. La storia è presto detta: tra il 21 ed il 30 ottobre 1981 l’esercito salvadoregno scatenò la sua ferocia nei confronti della popolazione civile nella zona di La Quesera, nella provincia di Usulután. I soldati bruciarono case, violentarono le donne, uccisero gli uomini ed i bambini e lasciarono dietro di loro distruzione e desolazione. Del massacro, che lasciò un saldo di almeno 500 morti, non si indicarono mai i responsabili.
A riaprire il caso è stato Tutela Legal, un’organizzazione umanitaria della Chiesa cattolica, che ora chiede giustizia: il massacro della Quesera –com’è conosciuto- “è un crimine di guerra, del quale si è macchiato l’Esercito del Salvador attaccando indiscriminatamente la popolazione civile, provocando lo sterminio di 500 persone”.
Tutela Legal chiede di aprire l’inchiesta perchè, trattandosi di un crimine di guerra, non rientra nell’amnistia prevista dagli accordi di Chapultepec.
Se la magistratura accetterà il caso si tratterebbe di una decisione senza precedenti che aprirebbe, anche per El Salvador, un rinnovato rispetto per i diritti umani delle migliaia di civili che patirono in prima persona le torture della guerra.

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