Alan García, il reazionario
In un’America Latina solcata da cambiamenti e da personalità dirompenti, il Perù di Alan García in questo 2006 che si conclude non ha fatto quasi mai notizia. Eppure García, di tradizione socialdemocratica (su cui rimangono molti dubbi), repressore per calcolo (ai tempi della sua prima presidenza) e neo liberale per scelta, si è scoperto ora anche reazionario.
Da mesi il presidente peruviano sta premendo con il Congresso perchè diventi effettivo il progetto di legge che ripristina la pena di morte. Secondo García sarebbe questa la strada da seguire per reprimere i rigurgiti senderisti che quest’anno hanno fatto una ventina di morti, gli ultimi otto in un’imboscata lo scorso fine settimana. Eppure, Sendero, secondo dati del Ministero dell’Interno, è ridotto a circa duecento effettivi, al soldo del narcotraffico nelle regioni di Ayacucho e Huancavelica. Pochi, sebbene sempre pericolosi.
Possono le nefandezze di 200 persone giustificare il ricorso alla pena di morte? García avrà molti difetti, ma non è uno stupido. Da qualche parte vuole andare a parare. Come insegna l’esperienza, l’ex golden boy dell’Apra è sempre stato un campione dei poteri speciali usati senza molta discrezione e con poca fortuna in tutti i campi, dall’economia alla pubblica sicurezza e così via. Sui diritti umani, poi non ne parliamo.
In barba alla convenzione di San José, che dal 1969 raccoglie le nazioni latinoamericane che hanno abolito la pena di morte, il Perù prende quindi la strada contraria.
Come al solito, il polso sull’argomento secondo i blog peruviani:
http://vozdeizquierda.blogspot.com/2006/11/conviccin-de-matarife-alan-garca.html
http://rutadelzahir.blogspot.com/2006/11/la-pena-de-muerte.html
http://suteregional.blogspot.com/2006/11/peru-alan-garca-apela-nuevos.html
Da mesi il presidente peruviano sta premendo con il Congresso perchè diventi effettivo il progetto di legge che ripristina la pena di morte. Secondo García sarebbe questa la strada da seguire per reprimere i rigurgiti senderisti che quest’anno hanno fatto una ventina di morti, gli ultimi otto in un’imboscata lo scorso fine settimana. Eppure, Sendero, secondo dati del Ministero dell’Interno, è ridotto a circa duecento effettivi, al soldo del narcotraffico nelle regioni di Ayacucho e Huancavelica. Pochi, sebbene sempre pericolosi.
Possono le nefandezze di 200 persone giustificare il ricorso alla pena di morte? García avrà molti difetti, ma non è uno stupido. Da qualche parte vuole andare a parare. Come insegna l’esperienza, l’ex golden boy dell’Apra è sempre stato un campione dei poteri speciali usati senza molta discrezione e con poca fortuna in tutti i campi, dall’economia alla pubblica sicurezza e così via. Sui diritti umani, poi non ne parliamo.
In barba alla convenzione di San José, che dal 1969 raccoglie le nazioni latinoamericane che hanno abolito la pena di morte, il Perù prende quindi la strada contraria.
Come al solito, il polso sull’argomento secondo i blog peruviani:
http://vozdeizquierda.blogspot.com/2006/11/conviccin-de-matarife-alan-garca.html
http://rutadelzahir.blogspot.com/2006/11/la-pena-de-muerte.html
http://suteregional.blogspot.com/2006/11/peru-alan-garca-apela-nuevos.html
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