La morte di Raúl Reyes
A chi giova la morte di Raúl Reyes? Risulta incredibile che, cercato per un decennio, il numero due delle Farc venga scovato ed ucciso dall’esercito colombiano proprio quando le trattative di pace erano giunte al loro momento più soddisfacente di sempre. Solo mercoledì era stato rilasciato un gruppo di quattro ex diputati (Gloria Polanco, Luis Eladio Pérez, Orlando Beltrán, Jorge Eduardo Gechem), che aveva fatto ben sperare per uno sviluppo positivo per la liberazione di altri ostaggi. Con questo avvenimento, ora le speranze di dialogo si riducono al lumicino.
Ortega e Chávez hanno parlato di Reyes come uomo di pace. Stento a crederlo, bardato come era sempre di cartuccere ed M-16, ma almeno era la persona più accreditata per intavolare le trattative per un cessate il fuoco e per decretare la liberazione di altri ostaggi. L’averlo eliminato serve a mantenere lo status quo, a raffreddare il conflitto sulle posizioni di sempre e a dare ragione alla linea dura di Uribe. Infine, il presidente colombiano ha fornito alla popolazione una prova lampante degli sforzi guerrieri dell’esercito dimostrando che, con perseveranza, si può avere ragione delle Farc battendole sul piano militare.
Qualche giorno fa scrivevo che non c’era da sperare troppo nella liberazione di altri ostaggi “pesanti”, come Ingrid Betancourt, nonostante il clima di apparente distensione e di interesse internazionale. La pace in Colombia non rientra nemmeno nel piano delle ipotesi. Sono troppi gli interessi in gioco, troppo profonda la frattura perchè –con questo governo e con queste Farc- si possa raggiungere un intendimento tra le parti. Gli unici a crederci sono gli intellettuali da salotto, lontani mille o diecimila chilometri dagli avvenimenti, che si riempiono la bocca di chiacchiere e di belle parole. O i leader politici, che hanno bisogno di pubblicità.
I fatti sono quelli che contano, la realtà quotidiana di chi con la guerriglia ci deve convivere, con chi dallo stato di cose trae profitti immensi. La morte di Reyes dimostra quanto lontani siamo da qualsiasi soluzione.
Ortega e Chávez hanno parlato di Reyes come uomo di pace. Stento a crederlo, bardato come era sempre di cartuccere ed M-16, ma almeno era la persona più accreditata per intavolare le trattative per un cessate il fuoco e per decretare la liberazione di altri ostaggi. L’averlo eliminato serve a mantenere lo status quo, a raffreddare il conflitto sulle posizioni di sempre e a dare ragione alla linea dura di Uribe. Infine, il presidente colombiano ha fornito alla popolazione una prova lampante degli sforzi guerrieri dell’esercito dimostrando che, con perseveranza, si può avere ragione delle Farc battendole sul piano militare.
Qualche giorno fa scrivevo che non c’era da sperare troppo nella liberazione di altri ostaggi “pesanti”, come Ingrid Betancourt, nonostante il clima di apparente distensione e di interesse internazionale. La pace in Colombia non rientra nemmeno nel piano delle ipotesi. Sono troppi gli interessi in gioco, troppo profonda la frattura perchè –con questo governo e con queste Farc- si possa raggiungere un intendimento tra le parti. Gli unici a crederci sono gli intellettuali da salotto, lontani mille o diecimila chilometri dagli avvenimenti, che si riempiono la bocca di chiacchiere e di belle parole. O i leader politici, che hanno bisogno di pubblicità.
I fatti sono quelli che contano, la realtà quotidiana di chi con la guerriglia ci deve convivere, con chi dallo stato di cose trae profitti immensi. La morte di Reyes dimostra quanto lontani siamo da qualsiasi soluzione.
Labels: Colombia
3 Comments:
Ciao Maurizio, credo che la lezione di questa situazione sia che un processo di pace che non fa contento anche Uribe non ha nessuna speranza di avere successo. Per riprendere una tua definizione: il cammino verso la pace dev'essere soddisfacente sia per le FARC che per il Governo colombiano, altrimenti...
Saluti, Doppiafila
Ciao Maurizio, anche il Subcomandante Marcos porta sempre con sé varie cartuccere, ma l'EZLN non spara un colpo da anni e preferisce sempre dare la precedenza alla parola piuttosto che al fuoco. Io lo considero un segno di pace. Le Farc sono ben altra cosa, ma l'assassinio di Reyes purtroppo non segna un punto a favore della pace.
Saluti
Marco
p.s. il tuo blog è sempre tra i miei "preferiti"
Siamo d'accordo su una cosa: se pace deve essere, le condizioni le deve dettare Uribe. La domanda è: ma a Uribe importa la pace?
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