Mapuche: la lunga strada dei diritti
L’uccisione di un giovane mapuche durante uno sgombero da parte dei carabineros ha riportato l’attenzione dei media sulla situazione degli indigeni cileni. Gli incidenti si sono tenuti nei pressi di Temuco, all’esterno di una hacienda presidiata dalle forze dell’ordine. I Mapuche da tempo stanno cercando di riappropriarsi del sistema di proprietà comunitario che caratterizza la loro cultura, ma per questo sono perseguiti dalle autorità. Secondo un’intervista rilasciata da uno dei dimostranti a Radio Bío Bío, i carabinieri hanno aperto il fuoco per disperdere un gruppo di una trentina di giovani armati di bastoni che cercavano di entrare nella hacienda Santa Margarita.
Il governo cileno sinora si è sempre negato a organizzare un tavolo di negoziati, disconoscendo di fatto le pretese dei leader indigeni.
L’uccisione di Matías Catrileo è solo l’ultimo atto dello scontro tra Stato e comunità indigene. Lo sciopero della fame, che dura ormai da novanta giorni, sta portando ad un passo dalla morte Patricia Troncoso, uno degli attivisti Mapuche per cui vennero applicate le leggi anti-terrorismo volute da Pinochet. Tutto nel democratico Cile della Bachelet, che sul problema Mapuche non ha mai avuto l’intenzione di fare delle concessioni, dimostrando quanto la presidente conti più sullo statalismo che sul socialismo. Da tempo i rappresentanti delle comunità indigene chiedono un’apertura al dialogo ma il Cile, firmatario della Carta dei diritti indigeni delle Nazioni Unite, non ha dimostrato alcuna volontà di sedersi ad un tavolo di trattative.
La situazione è più che allarmante. Il presidente di Amnesty International in Cile –Karl Bohmer- si è detto preoccupato del costante uso della forza fatto dai carabineros contro i dimostranti mapuche. La repressione, rigurgito della tradizione fascista della polizia cilena, rimane un problema irrisolto almeno per queste comunità contadine.
Sulle condizioni di Patricia Troncoso, i link dei siti mapuche:
http://www.mapuche.info/
http://www.mapuche-nation.org/espanol/indice.htm
Il governo cileno sinora si è sempre negato a organizzare un tavolo di negoziati, disconoscendo di fatto le pretese dei leader indigeni.
L’uccisione di Matías Catrileo è solo l’ultimo atto dello scontro tra Stato e comunità indigene. Lo sciopero della fame, che dura ormai da novanta giorni, sta portando ad un passo dalla morte Patricia Troncoso, uno degli attivisti Mapuche per cui vennero applicate le leggi anti-terrorismo volute da Pinochet. Tutto nel democratico Cile della Bachelet, che sul problema Mapuche non ha mai avuto l’intenzione di fare delle concessioni, dimostrando quanto la presidente conti più sullo statalismo che sul socialismo. Da tempo i rappresentanti delle comunità indigene chiedono un’apertura al dialogo ma il Cile, firmatario della Carta dei diritti indigeni delle Nazioni Unite, non ha dimostrato alcuna volontà di sedersi ad un tavolo di trattative.
La situazione è più che allarmante. Il presidente di Amnesty International in Cile –Karl Bohmer- si è detto preoccupato del costante uso della forza fatto dai carabineros contro i dimostranti mapuche. La repressione, rigurgito della tradizione fascista della polizia cilena, rimane un problema irrisolto almeno per queste comunità contadine.
Sulle condizioni di Patricia Troncoso, i link dei siti mapuche:
http://www.mapuche.info/
http://www.mapuche-nation.org/espanol/indice.htm
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