La giustizia italiana su Morales Bermúdez
La giustizia italiana ha disposto nei giorni scorsi l’arresto o l’estradizione di almeno 140 persone vincolate con il Plan Condor e giudicate responsabili della sparizione di 25 cittadini italiani in America Latina durante gli anni Settanta ed Ottanta.
Tra questi c’è l’ex generale Morales Bermúdez (che oggi ha 86 anni), che guidò la Giunta militare peruviana dal 1975 al 1980. La richiesta italiana ha trovato un fronte compatto nel governo e nella giustizia peruviana, che pur dichiarandosi disposti a “collaborare”, hanno rifiutato qualsiasi richiesta di estradizione ed hanno difeso l’operato del militare e del suo Primo ministro dell’epoca, Pedro Richter Prada, anche lui richiesto in Italia.
Alan García, fiutata l’occasione per rinfocolare il nazionalismo, ha subito parlato ai media per ricordare agli europei in generale che il Perù è uno Stato di diritto e non una repubblica delle banane e che bisognerebbe solo ringraziare Morales Bermúdez per quello che ha fatto.
Ma cosa ha fatto appunto, l’ex numero uno della Giunta militare? Intanto, era il Capo di Stato maggiore durante la disastrosa dittatura di Juan Velasco che depose il governo democratico di Fernando Belaunde. Migliaia di oppositori (di destra e di sinistra, già che Velasco perseguiva una terza via) furono incarcerati o costretti all’esilio. Poi, nell’agosto 1975, con un colpo di Stato, si autoproclamò presidente della Repubblica, sciolse l’assemblea internazionale dei Paesi non allineati che si stava tenendo a Lima e continuò il piano rivoluzionario di Velasco. Lo storico Basadre lo chiama “un fellone”: in meno di dieci mesi di potere si liberò di tutti quei collaboratori che lo avevano portato alla dittatura. Il suo governo fu almeno disastroso come quello di Velasco, fino a che la pressione interna lo portò ad accettare –come Pinochet, ricordate?- elezioni libere nel 1980 che, puntualmente, perse.
Morales Bermúdez venne salvato dal fatto di essere stato un dittatore “light” se paragonato agli altri tiranni dell’epoca. Desaparecidos pochi; diritti civili relegati in secondo piano, ma almeno presenti; mano debole nei confronti delle richieste della massa: insomma, non passa l’esame per essere ricordato come un vero cattivo.
Perchè, però, Alan García lo difende a spada tratta? La risposta è semplice: García ne ha combinate ben peggiori di Morales Bermúdez, come le famose stragi nel carcere del Frontón o la repressione militare nella sierra. Se cede ora con l’ex generale, un domani si troverà alla sbarra degli imputati in qualche aula processuale d’Europa o d’America, a rispondere di reati ben più gravi della scomparsa di un montonero con passaporto italiano.
Sui blog peruviani, sempre interessanti e puntuali, la discussione è accesa:
http://puenteareo1.blogspot.com/2007/12/qu-exageracin.html
http://nauseapolitica.blogspot.com/2007/12/militares-peruanos-y-montoneros.html
http://desdeeltercerpiso.blogspot.com/2007/12/condores-morales-y-derechos-humanos.html
http://magisterioperu.blogspot.com/2007/12/el-felon-con-los-dias-contados.html
Tra questi c’è l’ex generale Morales Bermúdez (che oggi ha 86 anni), che guidò la Giunta militare peruviana dal 1975 al 1980. La richiesta italiana ha trovato un fronte compatto nel governo e nella giustizia peruviana, che pur dichiarandosi disposti a “collaborare”, hanno rifiutato qualsiasi richiesta di estradizione ed hanno difeso l’operato del militare e del suo Primo ministro dell’epoca, Pedro Richter Prada, anche lui richiesto in Italia.
Alan García, fiutata l’occasione per rinfocolare il nazionalismo, ha subito parlato ai media per ricordare agli europei in generale che il Perù è uno Stato di diritto e non una repubblica delle banane e che bisognerebbe solo ringraziare Morales Bermúdez per quello che ha fatto.
Ma cosa ha fatto appunto, l’ex numero uno della Giunta militare? Intanto, era il Capo di Stato maggiore durante la disastrosa dittatura di Juan Velasco che depose il governo democratico di Fernando Belaunde. Migliaia di oppositori (di destra e di sinistra, già che Velasco perseguiva una terza via) furono incarcerati o costretti all’esilio. Poi, nell’agosto 1975, con un colpo di Stato, si autoproclamò presidente della Repubblica, sciolse l’assemblea internazionale dei Paesi non allineati che si stava tenendo a Lima e continuò il piano rivoluzionario di Velasco. Lo storico Basadre lo chiama “un fellone”: in meno di dieci mesi di potere si liberò di tutti quei collaboratori che lo avevano portato alla dittatura. Il suo governo fu almeno disastroso come quello di Velasco, fino a che la pressione interna lo portò ad accettare –come Pinochet, ricordate?- elezioni libere nel 1980 che, puntualmente, perse.
Morales Bermúdez venne salvato dal fatto di essere stato un dittatore “light” se paragonato agli altri tiranni dell’epoca. Desaparecidos pochi; diritti civili relegati in secondo piano, ma almeno presenti; mano debole nei confronti delle richieste della massa: insomma, non passa l’esame per essere ricordato come un vero cattivo.
Perchè, però, Alan García lo difende a spada tratta? La risposta è semplice: García ne ha combinate ben peggiori di Morales Bermúdez, come le famose stragi nel carcere del Frontón o la repressione militare nella sierra. Se cede ora con l’ex generale, un domani si troverà alla sbarra degli imputati in qualche aula processuale d’Europa o d’America, a rispondere di reati ben più gravi della scomparsa di un montonero con passaporto italiano.
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Labels: Peru
34 Comments:
good start
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La ringrazio per Blog intiresny
molto intiresno, grazie
Perche non:)
La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu
quello che stavo cercando, grazie
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leggere l'intero blog, pretty good
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Si, probabilmente lo e
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Perche non:)
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necessita di verificare:)
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