Il fantasma della Penca
Nelson Murillo è un sopravvissuto. Nel maggio 1984, nella sua qualità di giornalista, partecipava alla conferenza stampa del Comandante Cero nella località della Penca quando un’esplosione squassò l’improvvisata sala della riunione.
Il bersaglio della bomba era l’ex comandante sandinista, passato a comandare la rivolta sulla frontiera sud del Nicaragua. Edén Pastora riportò solo delle ferite superficiali, ma tre giornalisti (gli inviati della Nación, del Tico Times e di Canal 6, tutti della Costa Rica) morirono mentre altri rimasero mutilati, come l’inviato della catena Abc.
L’autore dell’attentato fu riconosciuto in Roberto Vital, un avventuriero argentino, che si era fatto passare per un giornalista danese per ottenere il pass. Nella sua borsa nascondeva la bomba che fece detonare dopo averla abbandonata davanti al tavolo dove Pastora stava parlando.
Di lui, si disse che morì nel 1989 in un’azione a La Tablada, in Argentina, quando il gruppo Todos por la Patria cercò di impadronirsi di una caserma militare. In quell’occasione la risposta dell’esercito fu terribile ed il commando fu decimato. Il cadavere di Vital non apparve che mesi dopo ed i resti furono riconosciuti a malapena dai genitori (sui fatti de La Tablada, un’altra delle tante pagine nere dell’esercito argentino, vi rimando alla relazione dell’Osa: http://www.cidh.oas.org/annualrep/97span/Argentina11.137.htm)
Le responsabilità di Vital a La Penca sono sempre state riconosciute. Lo stesso Pastora, quando lo intervistai, indicò l’argentino come autore del crimine: “La Cia e la Direzione nazionale sandinista si misero d’accordo per farmi fuori. Non sono io che lo dico, ma l’inchiesta svolta dai giornalisti che ebbero i loro compagni morti nell’attentato. L’autore materiale fu Roberto Vital, che era uomo di Renán Montero, a sua volta stipendiato da Noriega e dalla Cia. Entrambi, americani e sandinisti, avevano grande interesse a togliermi dal gioco e si unirono in questa operazione”.
Murillo, però, alla storia della morte di Vital alla Tablada non ci ha mai creduto ed ha continuato ad investigare. Ora, Vital –sotto falso nome- sembra essere davvero riapparso in Argentina. A morire alla Tablada sarebbe stato un suo compagno: Vital prese l’occasione al volo per sparire per sempre. L’attentato della Penca, lungi dall’essere stata un’azione di guerra, uccise e lasciò invalidi per il resto della loro vita a dei civili che nulla avevano a che vedere con le scelte di Edén Pastora. La causa penale è vigente ancora oggi. Vital, ora, è tornato sia alla vita che nella lista dell’Interpol.
L’intervista a Pastora si trova ancora in rete su questo sito:
http://dweb.repubblica.it/dweb/2003/09/13/attualita/attualita/023zer36723.html
Il bersaglio della bomba era l’ex comandante sandinista, passato a comandare la rivolta sulla frontiera sud del Nicaragua. Edén Pastora riportò solo delle ferite superficiali, ma tre giornalisti (gli inviati della Nación, del Tico Times e di Canal 6, tutti della Costa Rica) morirono mentre altri rimasero mutilati, come l’inviato della catena Abc.
L’autore dell’attentato fu riconosciuto in Roberto Vital, un avventuriero argentino, che si era fatto passare per un giornalista danese per ottenere il pass. Nella sua borsa nascondeva la bomba che fece detonare dopo averla abbandonata davanti al tavolo dove Pastora stava parlando.
Di lui, si disse che morì nel 1989 in un’azione a La Tablada, in Argentina, quando il gruppo Todos por la Patria cercò di impadronirsi di una caserma militare. In quell’occasione la risposta dell’esercito fu terribile ed il commando fu decimato. Il cadavere di Vital non apparve che mesi dopo ed i resti furono riconosciuti a malapena dai genitori (sui fatti de La Tablada, un’altra delle tante pagine nere dell’esercito argentino, vi rimando alla relazione dell’Osa: http://www.cidh.oas.org/annualrep/97span/Argentina11.137.htm)
Le responsabilità di Vital a La Penca sono sempre state riconosciute. Lo stesso Pastora, quando lo intervistai, indicò l’argentino come autore del crimine: “La Cia e la Direzione nazionale sandinista si misero d’accordo per farmi fuori. Non sono io che lo dico, ma l’inchiesta svolta dai giornalisti che ebbero i loro compagni morti nell’attentato. L’autore materiale fu Roberto Vital, che era uomo di Renán Montero, a sua volta stipendiato da Noriega e dalla Cia. Entrambi, americani e sandinisti, avevano grande interesse a togliermi dal gioco e si unirono in questa operazione”.
Murillo, però, alla storia della morte di Vital alla Tablada non ci ha mai creduto ed ha continuato ad investigare. Ora, Vital –sotto falso nome- sembra essere davvero riapparso in Argentina. A morire alla Tablada sarebbe stato un suo compagno: Vital prese l’occasione al volo per sparire per sempre. L’attentato della Penca, lungi dall’essere stata un’azione di guerra, uccise e lasciò invalidi per il resto della loro vita a dei civili che nulla avevano a che vedere con le scelte di Edén Pastora. La causa penale è vigente ancora oggi. Vital, ora, è tornato sia alla vita che nella lista dell’Interpol.
L’intervista a Pastora si trova ancora in rete su questo sito:
http://dweb.repubblica.it/dweb/2003/09/13/attualita/attualita/023zer36723.html
Labels: Costa Rica
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