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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Monday, July 02, 2007

Colombia tra acredine e cinismo

Sono passati quattro giorni dall’annuncio delle Farc della morte degli undici deputati del Valle. Un tempo sufficiente per aver assimilato una notizia che ha causato dolore e costernazione e che ha reso vano ogni sforzo compiuto finora per un negoziato valido sulla liberazione dei prigionieri in questo conflitto.
Mentre le parti si scambiano reciproche accuse e il vero dramma degli ostaggi passa come sempre in secondo piano, risalta sulla vicenda l’ostilità di Uribe contro tutto e tutti. Il presidente colombiano accusa le Farc, i paesi europei che chiamano ai negoziati (Spagna, Svizzera e Francia) e le stesse associazioni delle vittime, che gli chiedono a tutta ragione spiegazioni su quanto è realmente avvenuto ai loro cari.
La domanda alla quale vogliono dare una risposta è semplice: perchè le Farc avrebbero ucciso deliberatamente –come sostiene il governo- gli undici deputati, quando questi erano considerati un’impagabile “merce di scambio”.
Uribe parla molto, ma in realtà non risponde. Si trincera dietro gli slogan di sempre e, con l’arroganza che lo contraddistingue, non guarda in faccia nemmeno il dolore dei familiari. Lo Stato non dà risposte, anzi approfitta della tragedia personale di undici famiglie per riproporre slogan politici e campagne di immagine.
All’acrimonia di Uribe fa riscontro il cinismo delle Farc che parlano del fuoco incrociato come la causa della morte degli undici deputati: tutti sanno che, in caso di attacco ai loro accampamenti, i guerriglieri hanno l’ordine di uccidere i prigionieri.
La Colombia, insomma, è presa tra due fuochi.
Il sito dei familiari delle vittime:
http://www.paislibre.org
Il Comando d’occidente delle Farc dice la sua sui fatti del 18 giugno: http://www.resistencianacional.net/

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