Questione di limiti
Dopo la disputa tra Argentina e Uruguay, anche il Perù ha deciso di ricorrere alla Corte Internazionale dell’Aja per la risoluzione del conflitto sui limiti marittimi con il Cile. L’annuncio è stato dato dal presidente Alan García, che ha la facoltà di governare per decreto. I due paesi si contendono un’area marittima di 37.000 chilometri quadrati che il Cile reclama come propri per due trattati firmati nel 1952 e nel 1954. Il Perù replica che questi trattati regolavano le attività di pesca e non stabilivano un confine. Nel XIX secolo, il Perù ha perso un buona porzione del suo territorio meridionale a scapito del Cile in seguito alla guerra del Pacifico, scoppiata per motivi commerciali (lo sfruttamento dei giacimenti di nitrato di potassio e di rame). Nello stesso conflitto la Bolivia –alleata del Perù- perdette Antofagasta e quindi lo sbocco al mare. La Bolivia –che ora sta facendo pressioni per recuperare un corridoio marino- firmò la pace nel 1904; il Perù lo fece nel 1929, quarantasei anni dopo la fine della guerra.
In realtà, le differenze non si sono mai pacate e, a seconda del momento politico, c’è sempre chi alimenta il fuoco del nazionalismo. Ollanta Humala nella sua campagna per la presidenza aveva ricordato come il Perù avrebbe dovuto fare valere le proprie ragioni per riappropiarsi in qualsiasi maniera di Arica e Iquique, i territori persi in quella guerra lontana nel tempo. Anche ora, all’annuncio di García, la destra cilena ha chiesto, come ritorsione, che si chiuda la frontiera a tutti i lavoratori peruviani che si dirigono in Cile.
Le dispute territoriali sono all’ordine del giorno in America Latina. Il tribunale dell’Aja sta analizzando altri tre casi –oltre quello argentino/uruguagio- e tutti riguardano il Nicaragua: contro la Colombia, per il controllo dell’arcipelago di San Andrés; con la Costa Rica, per la libera navigazione sul fiume San Juan; e con l’Honduras per la delimitazione marittima sul litorale caraibico (http://www.icj-cij.org/docket/index.php?p1=3&p2=1)
Ma le liti tra vicini sono molte di più: si va dal muro tra Stati Uniti e Messico alle rivendicazioni del Guatemala sul Belize; dalle reciproche accuse tra Colombia e Venezuela e Colombia ed Ecuador alle liti sulla Triplice frontiera tra Paraguay, Brasile ed Argentina. Insomma, vicini ma non troppo.
In realtà, le differenze non si sono mai pacate e, a seconda del momento politico, c’è sempre chi alimenta il fuoco del nazionalismo. Ollanta Humala nella sua campagna per la presidenza aveva ricordato come il Perù avrebbe dovuto fare valere le proprie ragioni per riappropiarsi in qualsiasi maniera di Arica e Iquique, i territori persi in quella guerra lontana nel tempo. Anche ora, all’annuncio di García, la destra cilena ha chiesto, come ritorsione, che si chiuda la frontiera a tutti i lavoratori peruviani che si dirigono in Cile.
Le dispute territoriali sono all’ordine del giorno in America Latina. Il tribunale dell’Aja sta analizzando altri tre casi –oltre quello argentino/uruguagio- e tutti riguardano il Nicaragua: contro la Colombia, per il controllo dell’arcipelago di San Andrés; con la Costa Rica, per la libera navigazione sul fiume San Juan; e con l’Honduras per la delimitazione marittima sul litorale caraibico (http://www.icj-cij.org/docket/index.php?p1=3&p2=1)
Ma le liti tra vicini sono molte di più: si va dal muro tra Stati Uniti e Messico alle rivendicazioni del Guatemala sul Belize; dalle reciproche accuse tra Colombia e Venezuela e Colombia ed Ecuador alle liti sulla Triplice frontiera tra Paraguay, Brasile ed Argentina. Insomma, vicini ma non troppo.
Labels: Peru
2 Comments:
E questo non fa che confermare la mia impressione che l'unità latinoamericana non sia solo remota ma anche improbabile...
Saluti, Doppiafila
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