Zoellick lo squalo
Robert Zoellick è la persona nominata da George Bush per dirigere il Banco Mondiale dopo le dimissioni forzate di Paul Wolfowitz. Zoellick non è un nome nuovo per l’America Latina. È stato infatti lui che, con mano di ferro e una prepotenza che lasciò una lunga sequela di critiche, impose il Cafta ai governi centroamericani.
Originario dell’Illinois e laureato in legge ad Harvard, durante la sua carriera Zoellick ha ottenuto diversi incarichi sia nell’impresa privata (Alliance Capital, Said Holdings, Precursor Group e, ahimè, Enron) che nel governo. Fedelissimo della squadra di Bush, è stato da questi incaricato dei trattati commerciali. Il Cafta è praticamente una sua creatura, così come la disputa con l’Unione Europea sugli alimenti modificati geneticamente, sui quali gli Usa spingono per una veloce approvazione. Inoltre, grande merito, Zoellick è riuscito a portare la Cina all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Nel 2000, quando ancora non c’era stato l’11 settembre, Zoellick scriveva: “Esiste ancora del Male nel mondo, persone che odiano l’America per le idee che rappresenta... gli Usa devono rimanere allerta ed avere la forza di sconfiggere i nemici”: è stato un buon profeta.
Su di lui scrissi un corsivo su Narcomafie del gennaio 2004, che rende l'idea del personaggio:
"Robert Zoellick ha l’aspetto del soldato inflessibile, di quello che si vede nei film americani, che risolve tutto con raffiche di mitra e bombe a mano. Antipatico per scelta, è un uomo che ha in mente una missione ed è determinato a portarla a termine, con le buone o con le cattive. Nella vita fa il responsabile per gli Stati Uniti del settore commerciale, una sorta di direttore d’azienda a livello governativo. Sconosciuto al grande pubblico, Zoellick ha invece una grande –sebbene non certo positiva- fama tra gli addetti ai lavori. È infatti la voce di Bush, l´uomo che conta nei negoziati per i trattati commerciali, compito difficile che Zoellick svolge con la delicatezza di un elefante in una cristalleria. Poco incline alle parole, preferisce infatti le minacce che, durante le trattative con i paesi centroamericani, ha lesinato a destra e manca.
Uscito scornato dalla conferenza di Cancún, Zoellick ha trovato nel Trattato di libero commercio con il Centroamerica un successo diplomatico. Arrogante ed aggressivo, questo signore ormai oltre la cinquantina proviene, naturalmente, dall’impresa privata.
Definito dalla rivista “Business Week” lo zar della globalizzazione, Zoellick vanta un passato in multinazionali dal pedigree non proprio immacolato, come la sua partecipazione nella Enron (dove le sue consulenze erano pagate fino a 50.000 dollari per tema) o con la potente Said Holdings, firma sudafricana che ha lanciato una vera e propria crociata sui diritti d’autore. Passato sopra i centomila licenziamenti della Enron senza nessun rimorso di coscienza, Zoellick ha imperversato poi in Africa, dove ha appoggiato le politiche delle compagnie biotecnologiche che hanno ridotto in miseria migliaia di contadini. Ha girato quindi il mondo, disinteressandosi della Omc, cercando di firmare quanti trattati bilaterali fosse possibile: con la Giordania, Singapore, Bahrein, Marocco, approdando infine in America Latina, dove è diventato lo spauracchio di decine di governi".
Zoellick, in parole povere, è uno squalo. La sua idea di libero mercato –del quale è un grande fautore- è sempre stata quella di stabilire delle dipendenze economiche e non dei rapporti paritari. Insomma, niente di nuovo: il Banco Mondiale continuerà nella sua linea già seriamente screditata.
Originario dell’Illinois e laureato in legge ad Harvard, durante la sua carriera Zoellick ha ottenuto diversi incarichi sia nell’impresa privata (Alliance Capital, Said Holdings, Precursor Group e, ahimè, Enron) che nel governo. Fedelissimo della squadra di Bush, è stato da questi incaricato dei trattati commerciali. Il Cafta è praticamente una sua creatura, così come la disputa con l’Unione Europea sugli alimenti modificati geneticamente, sui quali gli Usa spingono per una veloce approvazione. Inoltre, grande merito, Zoellick è riuscito a portare la Cina all’interno dell’Organizzazione mondiale del commercio.
Nel 2000, quando ancora non c’era stato l’11 settembre, Zoellick scriveva: “Esiste ancora del Male nel mondo, persone che odiano l’America per le idee che rappresenta... gli Usa devono rimanere allerta ed avere la forza di sconfiggere i nemici”: è stato un buon profeta.
Su di lui scrissi un corsivo su Narcomafie del gennaio 2004, che rende l'idea del personaggio:
"Robert Zoellick ha l’aspetto del soldato inflessibile, di quello che si vede nei film americani, che risolve tutto con raffiche di mitra e bombe a mano. Antipatico per scelta, è un uomo che ha in mente una missione ed è determinato a portarla a termine, con le buone o con le cattive. Nella vita fa il responsabile per gli Stati Uniti del settore commerciale, una sorta di direttore d’azienda a livello governativo. Sconosciuto al grande pubblico, Zoellick ha invece una grande –sebbene non certo positiva- fama tra gli addetti ai lavori. È infatti la voce di Bush, l´uomo che conta nei negoziati per i trattati commerciali, compito difficile che Zoellick svolge con la delicatezza di un elefante in una cristalleria. Poco incline alle parole, preferisce infatti le minacce che, durante le trattative con i paesi centroamericani, ha lesinato a destra e manca.
Uscito scornato dalla conferenza di Cancún, Zoellick ha trovato nel Trattato di libero commercio con il Centroamerica un successo diplomatico. Arrogante ed aggressivo, questo signore ormai oltre la cinquantina proviene, naturalmente, dall’impresa privata.
Definito dalla rivista “Business Week” lo zar della globalizzazione, Zoellick vanta un passato in multinazionali dal pedigree non proprio immacolato, come la sua partecipazione nella Enron (dove le sue consulenze erano pagate fino a 50.000 dollari per tema) o con la potente Said Holdings, firma sudafricana che ha lanciato una vera e propria crociata sui diritti d’autore. Passato sopra i centomila licenziamenti della Enron senza nessun rimorso di coscienza, Zoellick ha imperversato poi in Africa, dove ha appoggiato le politiche delle compagnie biotecnologiche che hanno ridotto in miseria migliaia di contadini. Ha girato quindi il mondo, disinteressandosi della Omc, cercando di firmare quanti trattati bilaterali fosse possibile: con la Giordania, Singapore, Bahrein, Marocco, approdando infine in America Latina, dove è diventato lo spauracchio di decine di governi".
Zoellick, in parole povere, è uno squalo. La sua idea di libero mercato –del quale è un grande fautore- è sempre stata quella di stabilire delle dipendenze economiche e non dei rapporti paritari. Insomma, niente di nuovo: il Banco Mondiale continuerà nella sua linea già seriamente screditata.
Labels: America Latina
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