I paesi centroamericani vicini alla rottura con Taiwan
Taiwan non ha molti amici nel mondo. Finora tra i 25 paesi che l’avevano riconosciuta a scapito della Cina popolare c’erano quelli centroamericani. Con loro ha mantenuto sinora forti rapporti commerciali e di cooperazione: di fatto il governo di Taipei ha sovvenzionato centinaia di progetti in America Centrale, che hanno rafforzato soprattutto la decadente e deficiente infrastruttura delle nazioni centroamericane.
La tentazione di essere partner della Cina è però ogni giorno più forte. Taiwan è, in fondo, solo un’isola con un territorio poco più grande del Belgio. Le dimensioni contano e la Cina, nonostante irrispetti i diritti umani, inquini, mandi a morte i detenuti, invada i vicini, è sempre la Cina. Al summit dello scorso 25 maggio tenutosi in Belize e che voleva riavvicinare Taiwan ai suoi soci centroamericani sono intervenuti proprio in pochi. Quasi tutti si erano scusati dicendo che avevano qualcosa di più importante da fare. All’incontro, infine, avevano partecipato sottosegretari e funzionari di secondo ordine che, con aria sparuta, non sapevano bene che pesci pigliare.
Ieri, lo strappo. Il governo della Costa Rica ha rotto le relazioni diplomatiche ed ha riconosciuto, dopo sessantatré anni, la Cina Popolare, sbattendo la porta in faccia ad un’amicizia che ha resistito una vita intera. Taiwan ha accusato il colpo ed ha subito cancellato i programmi di cooperazione, che negli anni passati avevano dato ottimi risultati (strade, ponti, dighe). Il governo di Taipei teme, e a ragione, che la defezione della Costa Rica sia solo l’inizio della fine delle relazioni che mantiene con i governi dell’area. Secondo gli analisti si sta già formando la fila: Nicaragua, Panama ed il Paraguay sono gli immediati candidati.
La tentazione di essere partner della Cina è però ogni giorno più forte. Taiwan è, in fondo, solo un’isola con un territorio poco più grande del Belgio. Le dimensioni contano e la Cina, nonostante irrispetti i diritti umani, inquini, mandi a morte i detenuti, invada i vicini, è sempre la Cina. Al summit dello scorso 25 maggio tenutosi in Belize e che voleva riavvicinare Taiwan ai suoi soci centroamericani sono intervenuti proprio in pochi. Quasi tutti si erano scusati dicendo che avevano qualcosa di più importante da fare. All’incontro, infine, avevano partecipato sottosegretari e funzionari di secondo ordine che, con aria sparuta, non sapevano bene che pesci pigliare.
Ieri, lo strappo. Il governo della Costa Rica ha rotto le relazioni diplomatiche ed ha riconosciuto, dopo sessantatré anni, la Cina Popolare, sbattendo la porta in faccia ad un’amicizia che ha resistito una vita intera. Taiwan ha accusato il colpo ed ha subito cancellato i programmi di cooperazione, che negli anni passati avevano dato ottimi risultati (strade, ponti, dighe). Il governo di Taipei teme, e a ragione, che la defezione della Costa Rica sia solo l’inizio della fine delle relazioni che mantiene con i governi dell’area. Secondo gli analisti si sta già formando la fila: Nicaragua, Panama ed il Paraguay sono gli immediati candidati.
Labels: Centroamerica
7 Comments:
Ubi maior... Adesso assisteremo alla sfilza di dichiarazioni su come in Cina le cose vadano migliorando, su come si tratti di un comunismo cosí sui generis da sembrare il nostro capitalismo, su come poi anche Taiwan non é che fosse granché etc etc etc. Chi dice che pecunia non olet? Olet eccome, ed il suo profumo si sente da lontano...
Saluti, Doppiafila
big up per doppiafila!!...e anche se i cinesi sono comunisti e ammazzano gli ex-ministri per corruzione (sembrerebbe la pena del contrappasso per alcuni nostri ministri della prima repubblica e...della seconda), il profumo del $$ li rende meno rossi, sul rosa salmone. che dire...finché c'é pecunia c'é speranza...e questo lo hanno capito sia gli americani che i loro vassalli latini. e sicuramente conviene trattare con i comunisti ricchi che con i taiwanesi, economicamente deboli...
ciao, bade
che tristezza.. da adessso sputeranno sul piatto dove mangiavano...
caro alessandro, questa è l'economia di libero mercato. vale la legge della domanda e dell'offerta...
alessandro
http://latinamericaandcaribbeanwatch.blogspot.com/
La ringrazio per Blog intiresny
Si, probabilmente lo e
molto intiresno, grazie
Post a Comment
<< Home