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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Wednesday, October 18, 2006

L'anima fascista dell'Argentina peronista

Sessanta feriti, botte da orbi, sprangate, risse: il trasferimento dei resti di Perón per poco non si è trasformato in una strage. La manifestazione, organizzata dalle centrali sindacali, e con la polizia lasciata ai margini, si è convertita in una battaglia campale tra gruppi rivali. Si è anche sparato, con quattro feriti ricoverati in ospedale per i colpi d’arma da fuoco. A prendersi a botte sono stati gli stessi sindacati della destra: la dialettica peronista è fatta più di bastoni che di parole.
Insomma, su Perón non si scherza. Gli argentini non crescono e rimangono attaccati al loro padre spirituale, perchè risalta l’anima fascista ed autoritaria di un popolo che preferisce guardarsi indietro piuttosto che andare avanti. Difficile pensare un altro paese dove una marcia con i resti di un ex capo di Stato venga proposta dai sindacati che ne ottengono non solo l’organizzazione, ma anche il servizio d’ordine. Niente polizia, perchè i sindacati fanno le funzioni della polizia e perchè poi, in fondo, sono la stessa cosa, stessa radice, stessa ideologia.
Il peronismo è stato sempre sinonimo di accese contese. I simpatizzanti di Perón non sono mai andati d’accordo tra loro, forse proprio a causa di una dottrina poco chiara e semplicista, basata soprattutto sul populismo e su di una politica sociale che si appoggia sull’opportunismo. I fatti di ieri sono la prova che il sentimento peronista non è morto, ma è ben vivo con tutte le sue accezioni: l’autoritarismo, il culto alla personalità, l’uso della forza. L’Argentina ha Kirchner come presidente, che coltiva vedute lungimiranti, ma ha sempre un morbo che mantiene unita una larga fascia della popolazione.
Le immagini degli scontri sono su Tele Noticias della televisione argentina:
http://www.tn.com.ar/video.asp?Id_Nota=50470

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