Montesinos: il signore delle condanne
Vladimiro Montesinos: chi si ricorda lui? Il “monaco nero” –uno dei tanti soprannomi che gli vennero dati- di Fujimori sta collezionando una lunga serie di condanne. L’ultima è quella di ieri, che lo ha sentenziato a venti anni di carcere per la vendita di armi alle Farc. Montesinos è stato uno dei personaggi più inquietanti degli ultimi anni della storia latinoamericana. Spia, avvocato dei narco, torturatore, corrotto e corruttore, Montesinos ha percorso tutti i tortuosi cammini dell’illegalità fatta legge. È passato attraverso le dittature militari e i governi democratici del Perù creando i legami che gli sarebbero poi serviti a organizzare il potere parallelo che lo avrebbe mantenuto per dieci anni nel ruolo di eminenza grigia della presidenza di Fujimori. Nel processo sulle armi è saltato fuori che queste, comperate alla Giordania, sono poi finite in mano ai rivoluzionari colombiani, con l’approvazione di Fujimori a cui toccherà rispondere sulla questione non appena il Cile definisca se concede o no la sua estradizione.
Ad oggi, Montesinos è impegnato in 74 processi. Gli si contesta praticamente di tutto: sequestro, tortura, estorsione, omicidio, terrorismo, diffamazione, traffico d’armi e di droga, tradimento alla patria, traffico d’influenze, corruzione, falsificazione di documenti, intercettazione telefonica, riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico, e forse dimentico qualcosa. Al momento ha ricevuto 12 condanne. Quella di ieri è la più lunga che gli è stata finora appioppata e che dovrà scontare interamente, già che le condanne in Perù non sono cumulative.
Intanto, il Rasputin delle Ande –altro soprannome- ha confermato che la rivolta di Ollanta Humala nel 2000 fu effettuata per coprire la sua fuga. Tanto per muovere le acque, insomma.
Sul Perù, vi segnalo il blog del polemico giornalista televisivo César Hildebrandt:
http://cesarhildebrandt.wordpress.com/
Ad oggi, Montesinos è impegnato in 74 processi. Gli si contesta praticamente di tutto: sequestro, tortura, estorsione, omicidio, terrorismo, diffamazione, traffico d’armi e di droga, tradimento alla patria, traffico d’influenze, corruzione, falsificazione di documenti, intercettazione telefonica, riciclaggio di denaro proveniente dal narcotraffico, e forse dimentico qualcosa. Al momento ha ricevuto 12 condanne. Quella di ieri è la più lunga che gli è stata finora appioppata e che dovrà scontare interamente, già che le condanne in Perù non sono cumulative.
Intanto, il Rasputin delle Ande –altro soprannome- ha confermato che la rivolta di Ollanta Humala nel 2000 fu effettuata per coprire la sua fuga. Tanto per muovere le acque, insomma.
Sul Perù, vi segnalo il blog del polemico giornalista televisivo César Hildebrandt:
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