La pulizia sociale
C’erano una volta gli squadroni della morte ed oggi ci sono ancora. Sono finite le guerre in Centroamerica da anni ormai –l’ultimo accordo di pace data una decada- ma non ci sono grandi novità. In tutto questo tempo, infatti, non si è riusciti a creare una coscienza collettiva di pace e democrazia, in barba a quanto detto, scritto e perorato. Dal Salvador al Nicaragua il fenomeno delle maras continua in aumento, complice l’isolamento sociale che interessa le nuove generazioni, il disinteresse delle autorità, l’impoverimento delle campagne e delle periferie, il difficile accesso all’istruzione. Ragioni ce ne sono un sacco.
Insomma, la guerra c’è ed è in casa. In Honduras e nel Salvador le maras assaltano i bus urbani, ammazzano gli occupanti per rubare pochi spiccioli; in Guatemala è in atto una spietata caccia alla donna. Le autorità rispondono come sanno. Lontani dal prevenire, usano le tattiche e le tecniche apprese durante i conflitti attraverso gli squadroni della morte. Ammassati in pick up, i passamontagna calati sul viso, gli squadristi organizzano ronde estemporanee e setacciano i quartieri di Tegucigalpa, Ciudad de Guatemala, San Pedro Sula, San Salvador alla ricerca dei loro nemici naturali, i ragazzi delle pandillas.
Alcuni dati: dal 1998 ad oggi –meno di otto anni- in Honduras sono stati assassinati 3.300 giovani minori di 23 anni (fa più di un morto al giorno). Qui opera il gruppo Los Magníficos, i magnifici, che vela per la sicurezza della gente perbene. Quest’anno hanno eliminato una media di quaranta ragazzi al mese.
Nel Salvador ci sono il Commando Maximiliano Martínez (che in quanto a stragi se ne intendeva: fece fucilare trentamila contadini negli anni Trenta) e La sombra negra. Sono esperti in eccidi: arrivano ad uccidere fino a dieci minorenni per notte.
Nella maggioranza, i gruppi sono formati da ex militari ed ex poliziotti esperti nelle tecniche di eliminazione. Per loro, non c’è rammarico in ciò che stanno facendo: “è un’opera di pulizia sociale” dicono.
Diritti umani in Honduras: http://www.conadeh.hn/
Insomma, la guerra c’è ed è in casa. In Honduras e nel Salvador le maras assaltano i bus urbani, ammazzano gli occupanti per rubare pochi spiccioli; in Guatemala è in atto una spietata caccia alla donna. Le autorità rispondono come sanno. Lontani dal prevenire, usano le tattiche e le tecniche apprese durante i conflitti attraverso gli squadroni della morte. Ammassati in pick up, i passamontagna calati sul viso, gli squadristi organizzano ronde estemporanee e setacciano i quartieri di Tegucigalpa, Ciudad de Guatemala, San Pedro Sula, San Salvador alla ricerca dei loro nemici naturali, i ragazzi delle pandillas.
Alcuni dati: dal 1998 ad oggi –meno di otto anni- in Honduras sono stati assassinati 3.300 giovani minori di 23 anni (fa più di un morto al giorno). Qui opera il gruppo Los Magníficos, i magnifici, che vela per la sicurezza della gente perbene. Quest’anno hanno eliminato una media di quaranta ragazzi al mese.
Nel Salvador ci sono il Commando Maximiliano Martínez (che in quanto a stragi se ne intendeva: fece fucilare trentamila contadini negli anni Trenta) e La sombra negra. Sono esperti in eccidi: arrivano ad uccidere fino a dieci minorenni per notte.
Nella maggioranza, i gruppi sono formati da ex militari ed ex poliziotti esperti nelle tecniche di eliminazione. Per loro, non c’è rammarico in ciò che stanno facendo: “è un’opera di pulizia sociale” dicono.
Diritti umani in Honduras: http://www.conadeh.hn/
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