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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Tuesday, December 11, 2007

Il revisionismo su Pinochet

Un anno fa moriva Augusto Pinochet. Il mondo finalmente si liberava di un piccolo uomo fattosi tiranno attraverso la dittatura e la repressione. Questo è quello che dovremmo ricordare del generale che abbattè il legittimo governo di Salvador Allende e fece sparire migliaia di oppositori dopo torture e vessazioni.
Invece, dalla sua morte è in atto una sorta di revisionismo storico, che tende a far apparire la figura di Pinochet in un contesto storico plausibile, dove il dittatore appare come il salvatore di una patria vessata e sull’orlo del disastro. Queste cose, in Cile, si dicono da sempre e sono il risultato dell’aspro confronto/scontro che da decenni si vive nel paese latinoamericano sugli anni della dittatura.
L’anniversario della morte rischia ora di trasformarsi nella celebrazione di un’idea, quella dell’eliminazione fisica dell’avversario e della repressione come metodo di potere, che invece dobbiamo rifiutare. Non possiamo celebrare, in nome della ripresa dell’economia o dell’ordine, i voli della morte o le torture. Per non dimenticare, poi, che Pinochet non perseguiva il benessere dei cileni, ma quello proprio e della sgherra di accoliti che gli stava a fianco. Lo dimostrano i milioni di dollari (ventisette accertati sinora) disseminati nei paradisi fiscali e gli omicidi eccellenti perpetrati ai danni di ex militari che lo osteggiavano. Lungi dall’aprire ai cileni i benefici sociali che si stava proponendo il governo di Allende, Pinochet intervenne per mantenere i privilegi della casta e mantenere ognuno al proprio posto, usando i metodi più brutali ed aberranti che l’animo umano possa esprimere. Il teorema di Pinochet era semplice: in Cile bisognava ristabilire la gerarchia divina, ossia i militari e le famiglie dell’oligarchia al potere e gli altri emarginati.

Purtroppo, mentre i fanatici di Pinochet stanno celebrando con messe, manifestazioni e dibattiti la figura del dittatore, le vittime hanno deciso di dimenticare: “Meno si parla di questo nefasto personaggio, meglio è per le nostre anime” ha dichiarato alla stampa Mireya García, vicepresidente dell’Associazione dei familiari dei desaparecidos. Forse, sarà anche così, ma non parlandone si offusca la memoria storica di una nazione che non deve smettere di ricordare. Solo perpetrando la memoria, attraverso i fatti e le parole, si contrasta il revisionismo e l’affermarsi di quell’idea primitiva di società che i Pinochet ed i suoi vogliono mantenere viva.

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2 Comments:

Anonymous Anonymous said...

é solo un anno che se ne andato il porco?

1:27 AM  
Anonymous Anonymous said...

quello che stavo cercando, grazie

8:44 PM  

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