Chávez: il petrolio come conflitto
Per Chávez, quando si tratta di petrolio, non c’è rivoluzione che tenga. Intervenuto alla conferenza della Opec, il leader venezuelano non ha alcun problema nell’affermare che il prezzo di cento dollari il barile è giusto. Dal suo punto di vista il ragionamento è logico, perchè in fin dei conti è sul petrolio che ha costruito il suo potere e su cui si regge tutto il corollario della rivoluzione bolivariana. Nè più nè meno degli odiati Usa, Chávez gioca al gatto con il topo, contribuendo allo smisurato aumento dei prezzi e del costo della vita non solo nel ricco Occidente, ma anche e soprattutto nei paesi poveri che, incapaci di provvedere a sè stessi, devono ricorrere alle importazioni.
Chávez non prende nemmeno in considerazione la proposta di accrescere la produzione del petrolio per contrastare l’indiscriminato aumento dei prezzi, anzi. Secondo lui la Opec deve usare il petrolio per combattere “l’impero” e portare il prezzo del crudo a duecento dollari il barile. Ma di quale impero stiamo parlando? Dei quartieri poveri di Lima o Buenos Aires dove le famiglie non possono comperare combustibile per scaldarsi in inverno? Delle sterminate periferie delle capitali latinoamericane, dove milioni di persone sopravvivono in balia dei giochi e dei risentimenti dei potenti?
Una Opec di questo tipo, come agente di potere, non è altro che un agente di pressione, pericoloso e da rifiutare, come tutti i monopoli in mano a selezionati gruppi di potere. Paradossalmente non lo vuole rifiutare Chávez, paladino degli oppressi, ma sì un monarca assoluto, il re saudita Abdalá, che ha invitato il presidente venezuelano a non alimentare il conflitto attraverso il petrolio.
Non c’è rispetto per la gente nelle parole di Chávez. È in questi consessi che il suo attuare, geniale se si vuole in certe riforme, cade nella meschinità del potere e svuota la rivoluzione bolivariana di significati popolari. Chávez si mette così nello stesso piano di quegli Usa che tanto disprezza, di quei club di spietati milionari che reggono a proprio piacere la nostra sorte. Qual è la differenza, allora, tra gli Usa che invadono l'Iraq per il controllo delle fonti energetiche e Chávez che vuole fare del petrolio uno strumento di conflitto?
Chávez non prende nemmeno in considerazione la proposta di accrescere la produzione del petrolio per contrastare l’indiscriminato aumento dei prezzi, anzi. Secondo lui la Opec deve usare il petrolio per combattere “l’impero” e portare il prezzo del crudo a duecento dollari il barile. Ma di quale impero stiamo parlando? Dei quartieri poveri di Lima o Buenos Aires dove le famiglie non possono comperare combustibile per scaldarsi in inverno? Delle sterminate periferie delle capitali latinoamericane, dove milioni di persone sopravvivono in balia dei giochi e dei risentimenti dei potenti?
Una Opec di questo tipo, come agente di potere, non è altro che un agente di pressione, pericoloso e da rifiutare, come tutti i monopoli in mano a selezionati gruppi di potere. Paradossalmente non lo vuole rifiutare Chávez, paladino degli oppressi, ma sì un monarca assoluto, il re saudita Abdalá, che ha invitato il presidente venezuelano a non alimentare il conflitto attraverso il petrolio.
Non c’è rispetto per la gente nelle parole di Chávez. È in questi consessi che il suo attuare, geniale se si vuole in certe riforme, cade nella meschinità del potere e svuota la rivoluzione bolivariana di significati popolari. Chávez si mette così nello stesso piano di quegli Usa che tanto disprezza, di quei club di spietati milionari che reggono a proprio piacere la nostra sorte. Qual è la differenza, allora, tra gli Usa che invadono l'Iraq per il controllo delle fonti energetiche e Chávez che vuole fare del petrolio uno strumento di conflitto?
Labels: Venezuela
3 Comments:
Liberarsi dal petrolio non sarà facile, ma ci riusciremo con la costante, incessante e pervicace ostinazione di chi si ritiene al difuori deelle logiche dei conflitti dell'olio nero. Accedere alle fonti alternative energetiche è difficile, ma non impossibile, esempio il solare fotovoltaico per l'energia elettrica; modificando le infrastrutture, il modo di pensare e non ultimo il consumo.
Il solo non costa nulla (almeno finora!!!), ti "pulisce" la coscienza dai conflitti in atto, ti dona la cosidetta "LUCE DEL SIGNORE" che serve come alto motivo etico ecocompatibile.
E' il dovere di chi distribuisce i messaggi che escono dalle fonti di informazione.
Chissa quanti megawatts potreste produrre voi lì in Costa Rica senza l'oro nero!!!
Un'abbraccio, Giovanni Sillo
Il SOLE non costa nulla....
(soliti errori di battitura di chi non ha il mestiere tra le dita...)
Condivido la tua analisi su Chavez. Dopo aver toccato con mano la realtà di quel paese, ciò che mi intimorisce è la sua convinzione messianica di portare verità assolute in uno scenario che è invece complesso e richiederebbe passi più calibrati. Purtroppo è difficile parlare di Chavez senza essere etichettati pro o contro, ma il tuo sguardo attento è un conforto per chi vuole cercare di capire. ciao
http://maxmauro.wordpress.com/
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