Il Guatemala nel caos
Vi avevo lasciato qualche giorno fa con lo scandalo dei deputati salvadoregni uccisi in Guatemala. Subito dopo, un altro colpo di scena, degno di un filmaccio allo stile di Steven Seagal: i quattro poliziotti, ritenuti gli autori materiali dell’attentato, sono stati a sua volta eliminati da un commando entrato nel carcere di massima sicurezza del Boquerón dove erano rinchiusi. Il cadavere di un quinto poliziotto che avrebbe partecipato alla strage dei deputati è stato trovato bruciato, mentre un sesto si è consegnato alle autorità.
Insomma, una tristissima escalation che la dice lunga sulla qualità delle tanto decantate democrazie centroamericane. Narcotraffico, corruzione, crimine organizzato sono tutti infiltrati ai massimi livelli dello stato. Durante il mio viaggio di questa settimana ho parlato con uno dei risparmiatori che avevano denunciato nei mesi scorsi le manovre che hanno portato al fallimento del Banco del Comercio, uno dei più importanti del Guatemala. Da mesi vive nascondendosi perchè, dopo la denuncia avvenuta pubblicamente su un canale nazionale guatemalteco, è dovuto scappare per le minacce di morte ricevute.
Il Guatemala è una terra di nessuno. Il Banco del Comercio e il Bancafé sono falliti proprio per la presenza del crimine organizzato e del narcotraffico, innalzato ai massimi livelli grazie alla connivenza con il mondo politico. Più di un milione di persone hanno perso tutti i risparmi senza che lo Stato possa riconoscere loro un risarcimento. Negli ultimi nove anni, infatti, sono state ben sette le entità bancarie fallite, che sono costate all’erario più di mille milioni di dollari spesi inutilmente nel vano tentativo di salvare il salvabile. Ora, dice il presidente Berger, nel caso del Banco de Comercio e del Bancafé lo Stato non solo non pagherà un quetzal (la moneta locale), ma metterà in carcere i risparmiatori che si organizzino in proteste di piazza. Finora, questa misura è costata la vita a undici persone, tutti risparmiatori che si sono tolti la vita.
In una società estremamente chiusa come quella guatemalteca imprenditori e politici sono come il gatto che si morde la coda. Il mondo politico ha permesso e accettato che la situazione finanziaria degenerasse, perchè comunque ne ha tratto un beneficio diretto ottenendo prestiti immediati ed esagerati per amici e per finanziare propri affari. Non c’è da stupirsi, quindi, che proprio qui si ammazzino i deputati di un paese straniero, che la polizia sia implicata con il narcotraffico, che i banchieri usino i fondi pubblici per costruirsi ville da sogno, che le maras terrorizzino la gente, che la notte i commandos della morte facciano piazza pulita dei bambini di strada. Non c'è da stupirsi quindi se tutto questo concorrerà perchè, alle prossime elezioni, a vincere sarà il movimento indigeno.
Insomma, una tristissima escalation che la dice lunga sulla qualità delle tanto decantate democrazie centroamericane. Narcotraffico, corruzione, crimine organizzato sono tutti infiltrati ai massimi livelli dello stato. Durante il mio viaggio di questa settimana ho parlato con uno dei risparmiatori che avevano denunciato nei mesi scorsi le manovre che hanno portato al fallimento del Banco del Comercio, uno dei più importanti del Guatemala. Da mesi vive nascondendosi perchè, dopo la denuncia avvenuta pubblicamente su un canale nazionale guatemalteco, è dovuto scappare per le minacce di morte ricevute.
Il Guatemala è una terra di nessuno. Il Banco del Comercio e il Bancafé sono falliti proprio per la presenza del crimine organizzato e del narcotraffico, innalzato ai massimi livelli grazie alla connivenza con il mondo politico. Più di un milione di persone hanno perso tutti i risparmi senza che lo Stato possa riconoscere loro un risarcimento. Negli ultimi nove anni, infatti, sono state ben sette le entità bancarie fallite, che sono costate all’erario più di mille milioni di dollari spesi inutilmente nel vano tentativo di salvare il salvabile. Ora, dice il presidente Berger, nel caso del Banco de Comercio e del Bancafé lo Stato non solo non pagherà un quetzal (la moneta locale), ma metterà in carcere i risparmiatori che si organizzino in proteste di piazza. Finora, questa misura è costata la vita a undici persone, tutti risparmiatori che si sono tolti la vita.
In una società estremamente chiusa come quella guatemalteca imprenditori e politici sono come il gatto che si morde la coda. Il mondo politico ha permesso e accettato che la situazione finanziaria degenerasse, perchè comunque ne ha tratto un beneficio diretto ottenendo prestiti immediati ed esagerati per amici e per finanziare propri affari. Non c’è da stupirsi, quindi, che proprio qui si ammazzino i deputati di un paese straniero, che la polizia sia implicata con il narcotraffico, che i banchieri usino i fondi pubblici per costruirsi ville da sogno, che le maras terrorizzino la gente, che la notte i commandos della morte facciano piazza pulita dei bambini di strada. Non c'è da stupirsi quindi se tutto questo concorrerà perchè, alle prossime elezioni, a vincere sarà il movimento indigeno.
Labels: Guatemala
1 Comments:
ninest123 12.08
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