Centroamerica violento
La media deli omicidi in Honduras, Guatemala ed El Salvador supera quella mondiale stabilita dall’Organizzazione mondiale per la salute (dato fissato in 8,8 per 100.000 abitanti). Nel Salvador ci sono almeno dodici morti violente al giorno, in un paese che è grande come il Piemonte e con una popolazione di poco più di cinque milioni e mezzo di abitanti. Questi dati lo collocano tra i paesi più violenti e pericolosi del mondo
Nel Guatemala sono invece 14 gli omicidi registrati quotidianamente, in Honduras nove (11 omicidi per 100.000 abitanti). Il Centroamerica diventa ogni giorno più violento ed i fattori dell’incremento dei delitti ha cento ragioni che non ci stancheremo mai di elencare: la mancanza di politiche sociali o di prevenzione, il declino degli investimenti nell’educazione, la proliferazione delle armi e del narcotraffico, la corruzione nella polizia, l’insufficienza di programmi di recupero per l’adolescenza a rischio. Eccetera, naturalmente.
I tre paesi centroamericani sono quelli che più hanno dato sfogo a politiche di repressione nei confronti della delinquenza organizzata. Negli ultimi anni hanno riempito le proprie carceri generando, invece di un declino della criminalità, una guerra tra le autorità e le bande, con il relativo aumento di omicidi e di episodi violenti.
Pesa poi l’eredità delle guerre. In Guatemala, nel Salvador, in Nicaragua, si sono firmati accordi di pace, ma le armi della guerriglia non sono mai state consegnate. In migliaia sono finite sul mercato nero di tutta la regione, alimentando morte e distruzione.
I governi, ciechi alla complessità del problema, continuano a promuovere la repressione come risulta da questa intervista al presidente del Salvador, Tony Saca, sulla militarizzazione della lotta alle pandillas:
http://oem.com.mx/elsoldesanluis/notas/n67575.htm
Nel Guatemala sono invece 14 gli omicidi registrati quotidianamente, in Honduras nove (11 omicidi per 100.000 abitanti). Il Centroamerica diventa ogni giorno più violento ed i fattori dell’incremento dei delitti ha cento ragioni che non ci stancheremo mai di elencare: la mancanza di politiche sociali o di prevenzione, il declino degli investimenti nell’educazione, la proliferazione delle armi e del narcotraffico, la corruzione nella polizia, l’insufficienza di programmi di recupero per l’adolescenza a rischio. Eccetera, naturalmente.
I tre paesi centroamericani sono quelli che più hanno dato sfogo a politiche di repressione nei confronti della delinquenza organizzata. Negli ultimi anni hanno riempito le proprie carceri generando, invece di un declino della criminalità, una guerra tra le autorità e le bande, con il relativo aumento di omicidi e di episodi violenti.
Pesa poi l’eredità delle guerre. In Guatemala, nel Salvador, in Nicaragua, si sono firmati accordi di pace, ma le armi della guerriglia non sono mai state consegnate. In migliaia sono finite sul mercato nero di tutta la regione, alimentando morte e distruzione.
I governi, ciechi alla complessità del problema, continuano a promuovere la repressione come risulta da questa intervista al presidente del Salvador, Tony Saca, sulla militarizzazione della lotta alle pandillas:
http://oem.com.mx/elsoldesanluis/notas/n67575.htm
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