Costa Rica: occhio ai sondaggi
Mancano tre giorni al referendum in Costa Rica e la pubblicazione dell’ultimo sondaggio, stilato da Unimer, riporta per la prima volta un ampio vantaggio del No al Cafta. I numeri dicono che il rifiuto al trattato vincerebbe domenica con un facile 55%, su un Sí che ha perso credibilità con il passare dei giorni e che si attesterebbe su un 43%. Inoltre, a differenza delle passate elezioni presidenziali, che avevano fatto registrare un diffuso astensionismo –il voto non è obbligatorio-, questa volta andrebbe alle urne almeno il 66% degli elettori.
Domenica scorsa la manifestazione di chiusura della campagna del No ha praticamente inondato la capitale San José, avvenimento mai successo per nessun candidato presidenziale. Secondo gli analisti il cambio di tendenza è avvenuto grazie a che la grande massa degli indecisi ha infine preso posizione. Il bieco memorandum dell’ormai ex vicepresidente Kevin Casas, che invitava a lanciare una campagna sporca, e l’invito di una parte consistente dei sacerdoti cattolici a votare per il No sono indicati come i due fattori che hanno destabilizzato quella che sembrava una facile vittoria per il Sí.
Ciò nonostante, prudenza. Negli anni passati i sondaggi dell’ultimo momento sono stati usati per condizionare le scelte degli elettori. In questo caso, potrebbe trattarsi di un segnale per spezzare il fronte del No: di fronte a un sondaggio che dà un ampio vantaggio contro il Cafta, gli elettori del No sentendo la vittoria in tasca potrebbero non andare a votare, mentre quelli che appoggiano il Sì, vedendosi vicini alla sconfitta, correrebbero in massa alle urne. Questo giochino è costato la presidenza negli anni passati a Corrales e Araya e quasi ad Árias.
Insomma, tutto è ancora da decidere.
Sulla vicenda del piombo nel Salvador, il link dell’approfondimento pubblicato su Peaceporter: http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=16&idart=8876
Domenica scorsa la manifestazione di chiusura della campagna del No ha praticamente inondato la capitale San José, avvenimento mai successo per nessun candidato presidenziale. Secondo gli analisti il cambio di tendenza è avvenuto grazie a che la grande massa degli indecisi ha infine preso posizione. Il bieco memorandum dell’ormai ex vicepresidente Kevin Casas, che invitava a lanciare una campagna sporca, e l’invito di una parte consistente dei sacerdoti cattolici a votare per il No sono indicati come i due fattori che hanno destabilizzato quella che sembrava una facile vittoria per il Sí.
Ciò nonostante, prudenza. Negli anni passati i sondaggi dell’ultimo momento sono stati usati per condizionare le scelte degli elettori. In questo caso, potrebbe trattarsi di un segnale per spezzare il fronte del No: di fronte a un sondaggio che dà un ampio vantaggio contro il Cafta, gli elettori del No sentendo la vittoria in tasca potrebbero non andare a votare, mentre quelli che appoggiano il Sì, vedendosi vicini alla sconfitta, correrebbero in massa alle urne. Questo giochino è costato la presidenza negli anni passati a Corrales e Araya e quasi ad Árias.
Insomma, tutto è ancora da decidere.
Sulla vicenda del piombo nel Salvador, il link dell’approfondimento pubblicato su Peaceporter: http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=16&idart=8876
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