Diritti sulla carta, meno nella realtà
Le Nazioni Unite hanno riconosciuto, dopo una ventina di anni di dibattito, i diritti delle popolazioni indigene. Ce n’è voluto di tempo, d’altronde i temi trattati non erano di poco conto e senza dubbio accenderanno strascichi in quasi tutti i paesi latinoamericani e non. I diritti sulla terra occupata dagli avi e l’autodeterminazione sono i punti cardine del documento: i governi, nelle intenzioni dell’Onu, d’ora in avanti dovranno chiedere permesso ai popoli indigeni prima di dedicarsi a sfruttamenti vari o occupazioni.
Ma attenzione: la risoluzione non è vincolante, per cui spetta ai vari governi accettare o no quanto suggerito dall’Onu. Questo significa che, mentre Paesi come Bolivia o Venezuela, che agiscono nel rispetto dei diritti indigeni, probabilmente si atterranno a quanto espresso, altri –pensiamo per esempio al Cile e al suo secolare sfruttamento dei Mapuche o al Guatemala- continueranno come se nulla fosse accaduto.
La risoluzione dell’Onu rischia seriamente quindi di rimanere per quello che è: un documento di buone intenzioni, indifferente per i più. La nota positiva è che la sua approvazione segna un precedente di un cammino che, però, ci sembra sinceramente ancora lungo da percorrere.
Per la cronaca, sono stati quattro i paesi che hanno votato contro: Canada, Nuova Zelanda, Australia e –potevano mancare?- Stati Uniti. La cronaca della seduta e perchè questi quattro paesi hanno votato contro: http://www.un.org/News/Press/docs//2007/ga10612.doc.htm
Tornando sul Canale di Panama, vi segnalo il reportage uscito su Peacereporter: http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=8748
Ma attenzione: la risoluzione non è vincolante, per cui spetta ai vari governi accettare o no quanto suggerito dall’Onu. Questo significa che, mentre Paesi come Bolivia o Venezuela, che agiscono nel rispetto dei diritti indigeni, probabilmente si atterranno a quanto espresso, altri –pensiamo per esempio al Cile e al suo secolare sfruttamento dei Mapuche o al Guatemala- continueranno come se nulla fosse accaduto.
La risoluzione dell’Onu rischia seriamente quindi di rimanere per quello che è: un documento di buone intenzioni, indifferente per i più. La nota positiva è che la sua approvazione segna un precedente di un cammino che, però, ci sembra sinceramente ancora lungo da percorrere.
Per la cronaca, sono stati quattro i paesi che hanno votato contro: Canada, Nuova Zelanda, Australia e –potevano mancare?- Stati Uniti. La cronaca della seduta e perchè questi quattro paesi hanno votato contro: http://www.un.org/News/Press/docs//2007/ga10612.doc.htm
Tornando sul Canale di Panama, vi segnalo il reportage uscito su Peacereporter: http://www.peacereporter.net/dettaglio_articolo.php?idc=0&idart=8748
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