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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Friday, March 09, 2007

L'opposizione ecuadoriana va all'Aventino

Si potrebbe parlare di un colpo di Stato tecnico. Il presidente del Tribunale elettorale dell’Ecuador, Jorge Acosta, ha infatti destituito dalle loro funzioni cinquantasette dei cento deputati eletti nelle recenti elezioni. Dietro la decisione c’è naturalmente il presidente Correa che in un mese e mezzo si è reso conto di non essere in grado di governare un Congresso nel quale non ha la maggioranza e che rischiava di boicottare il referendum sulla Costituente da tenersi in aprile.
I 57 destituiti, tutti dell’opposizione, non possono entrare nel palazzo del Congresso, che è presidiato dalla polizia. L’ordine è quello di vietare l’ingresso ai deputati dimessi, misura che rischia di portare l’Ecuador al caos o a qualcosa di molto simile a una dittatura. Il Congresso, infatti, senza i cinquantasette non può svolgere le sue funzioni e Correa potrebbe dichiarare di voler governare per decreto.
Come risposta, la destra minaccia di creare un parlamento alterno, mentre gli incidenti si susseguono tra i partitari dei vari bandi. Se Correa doveva essere il nuovo, l’uso di questi metodi ci riporta indietro nel tempo. Siamo onesti: calpestare i diritti fondamentali di una democrazia, non porta lontano. Circa quindici anni fa, Fujimori in Perù fece lo stesso ed i risultati si sono visti. Correa, chiamando alla rottura degli schemi tradizionali del fare politica, non sta facendo altro che riproporre invece i vecchi fantasmi con cui il suo nemico, la destra, ha governato per decadi durante il secolo scorso.
Stiamo a vedere, ora, che succede.

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