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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Thursday, March 22, 2007

Ecuador: è golpe, ma non si dice

Rafael Correa è contento perchè, dice, la crisi politica in Ecuador è stata superata. Mandati a casa i 55 deputati oppositori e sostituiti con ventidue rimpiazzi, il Congresso ha ripreso le sue funzioni e da ieri sta lavorando soprattutto per fare passare la riforma sulla Costituzione.
Dobbiamo chiamarlo o no un colpo di Stato? Nessuno lo fa, ma quello che sta succedendo in Ecuador ha tutte le affinità con un golpe tecnico. Mentre nelle strade le fazioni si scontravano, arrivando anche a malmenare politici ed addetti ai lavori, i ventidue sostituti sono stati portati nella sede del Congresso in autobus protetti dalla polizia. Quasi una coercizione, dettata dalla necessità di girare pagina ed andare avanti verso l’autoritarismo di sinistra.
Tutto normale, quindi, ma normale nei parametri dell’Ecuador, dove nell’ultimo decennio si è cambiato presidente come cambiarsi la camicia. Correa, dicevamo in un recente post, ha cominciato male e rischia di procedere peggio. Usa le maniere dure e non nasconde di non privilegiare l’ordinamento democratico. Appena eletto, lo aveva detto in un’intervista a diversi mezzi di comunicazione: “Il mio governo potrà funzionare solo con pieni poteri”. Con un Congresso dominato dall’opposizione, l’unica via da seguire era quella di affrontare a muso duro gli avversari: un golpe, quindi, come viene dimostrato dagli avvenimenti di questi ultimi giorni.
Chi sta a sinistra, tace, per beneficio del dubbio ed anche perchè ritorna l’antico quesito: si può giustificare il cambiamento con queste misure antidemocratiche? Di fatto, da oggi in Ecuador non esiste più lo Stato di diritto nato dalle recenti elezioni, ma viene imposto un governo di amici ed opportunisti. Correa lo sa benissimo, ma lo giustifica con il più consumato discorso populista, già che dice di aver fatto in questa maniera gli interessi del popolo.
Popolo che alla fine sarà quello che deciderà. Negli ultimi anni i sollevamenti popolari sono stati quelli che hanno provocato le fughe dei vari presidenti. Vedremo se a Correa toccherà la stessa sorte o se, come dice lui, la rivoluzione è solo all’inizio:
http://www.rafaelcorrea.com/

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1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Good post.

3:56 AM  

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