Gli Usa aprono a Ortega
Con una decisione scontata, visto il risultato delle elezioni ed il clima politico che ne è seguito, il Dipartimento di Stato Usa ha deciso di aprire il dialogo con Daniel Ortega.
“Cercheremo di avere una buona relazione con il governo” ha dichiarato il Sottosegretario di Stato, Thomas Shannon “ma approfondiremo anche il contatto con la società civile e le altre forze politiche”.
Shannon parla di compromesso con il popolo nicaraguense e le sue dichiarazioni, in fondo, fanno intendere che gli Stati Uniti continueranno a mantenere, nel bene o nel male, la loro ingerenza nella politica nicaraguense.
La visita di Shannon, che ha incontrato personalmente Ortega, segna una svolta nell’attitudine di Washington verso i governi di sinistra dell’America Latina. La sensazione è che ora, di fronte all’unità dimostrata dai governi latinoamericani nonostante le differenze di vedute e di colore politico –tranne alcuni casi isolati-, gli Usa tentino di recuperare il terreno perduto. Non sarà un compito facile, già che gli Stati Uniti in realtà non sembrano ancora avere un’idea precisa sulla linea che deve seguire la loro politica estera in America Latina.
Ortega nei giorni scorsi ha visitato le varie capitali centroamericane alla ricerca di tranquillizzare i vari governi della zona. Non si è parlato solo di scelte politiche e di commercio. Il Nicaragua possiede ancora più di un migliaio di missili Sam-7, abbastanza vetusti, ma sempre pericolosi. Il nuovo presidente ha affermato che vengono mantenuti in attività solo per la difesa del Paese e nel suo discorso in Honduras è andato oltre le previsioni, parlando della futilità delle frontiere e dell’inutilità delle dispute per il controllo delle zone di confine.
Il Nicaragua sta affrontando due dispute: uno alla frontiera nord con l’Honduras per il controllo di alcuni speroni nel golfo di Fonseca e uno nel sud, dove la Costa Rica ha portato il governo nicaraguense all’Aja per risolvere le differenze sorte sull’uso del fiume San Juan. Il messaggio è stato chiaro: dobbiamo pensare di più al benessere della nostra gente che alla difesa delle frontiere. Non è da poco, potrebbe essere un segnale di quella che sarà la politica di Ortega durante la sua presidenza
“Cercheremo di avere una buona relazione con il governo” ha dichiarato il Sottosegretario di Stato, Thomas Shannon “ma approfondiremo anche il contatto con la società civile e le altre forze politiche”.
Shannon parla di compromesso con il popolo nicaraguense e le sue dichiarazioni, in fondo, fanno intendere che gli Stati Uniti continueranno a mantenere, nel bene o nel male, la loro ingerenza nella politica nicaraguense.
La visita di Shannon, che ha incontrato personalmente Ortega, segna una svolta nell’attitudine di Washington verso i governi di sinistra dell’America Latina. La sensazione è che ora, di fronte all’unità dimostrata dai governi latinoamericani nonostante le differenze di vedute e di colore politico –tranne alcuni casi isolati-, gli Usa tentino di recuperare il terreno perduto. Non sarà un compito facile, già che gli Stati Uniti in realtà non sembrano ancora avere un’idea precisa sulla linea che deve seguire la loro politica estera in America Latina.
Ortega nei giorni scorsi ha visitato le varie capitali centroamericane alla ricerca di tranquillizzare i vari governi della zona. Non si è parlato solo di scelte politiche e di commercio. Il Nicaragua possiede ancora più di un migliaio di missili Sam-7, abbastanza vetusti, ma sempre pericolosi. Il nuovo presidente ha affermato che vengono mantenuti in attività solo per la difesa del Paese e nel suo discorso in Honduras è andato oltre le previsioni, parlando della futilità delle frontiere e dell’inutilità delle dispute per il controllo delle zone di confine.
Il Nicaragua sta affrontando due dispute: uno alla frontiera nord con l’Honduras per il controllo di alcuni speroni nel golfo di Fonseca e uno nel sud, dove la Costa Rica ha portato il governo nicaraguense all’Aja per risolvere le differenze sorte sull’uso del fiume San Juan. Il messaggio è stato chiaro: dobbiamo pensare di più al benessere della nostra gente che alla difesa delle frontiere. Non è da poco, potrebbe essere un segnale di quella che sarà la politica di Ortega durante la sua presidenza
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