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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Wednesday, August 02, 2006

Dopo di lui, il diluvio

L'altra sera alla tivù cubana è stato letto il comunicato con cui Fidel Castro lasciava temporalmente per motivi di salute il potere principale dello Stato a suo fratello Raúl. L’ambiente era di sussiego e preoccupazione, in netto contrasto con la CNN latina, che mostrava i caroselli su duecento metri di strada a Miami, dove gli anticastristi si sono divertiti per ore a fare vasche in macchina e a farsi intervistare dai media Usa. Tutto questo mentre l’analista Andrés Oppenheimer in studio, cinico e antipatico come sempre, pontificava sulla necessità di riportare Cuba alla democrazia.
In Italia? Il Corriere della Sera enfatizza nella prima pagina “Passo indietro di Castro. I poteri al fratello”. Perchè passo indietro? Ma Castro non ha sempre detto che dopo di lui sarebbe toccato a Raúl? Più seri all’estero. El Mundo spagnolo ha dato una testimonianza diretta del primo giorno all’Avana senza Fidel:
http://www.elmundo.es/elmundo/2006/08/01/internacional/1154445178.html
L’atmosfera che si vive a Cuba non è quella festaiola che buona parte dei mezzi di informazione (?) si augura. C’è rispetto per Fidel e c’è incertezza per il futuro, indignazione per i caroselli degli espatriati. Il dopo Fidel è molto più serio di quanto si creda a Miami, dove si è brindato con mojitos per un futuro che invece deve preoccupare e molto.
Fidel probabilmente passerà anche questa, ma rimane l’interrogativo su cosa succederà dopo di lui. Gli Usa ed il forte movimento anticastrista in esilio pensano di avere loro il diritto di decidere, secondo la loro logica distorta di dovere arrogarsi le scelte degli altri. L’unico ad avere questo diritto è il popolo cubano, quello che vive a Cuba. I cubani di Miami non amano la loro isola, sia ben chiaro. Vedono in essa solo l’opportunità di fare degli affari, di trasformare il Malecón in un grande distesa di K-Mart e McDonald, la stessa malinconica porcheria che si può vedere ormai in quasi ogni latitudine. È una questione di potere, non di bandiere politiche. I diritti umani, la democrazia, il regime altro non sono che retorica.
Sull’argomento, il Clarín ha pubblicato un buon editoriale:
http://www.clarin.com/diario/2006/08/01/um/m-01244428.htm

2 Comments:

Blogger doppiafila said...

Incredibile l'intervista al sindaco di Miami (o qualcosa del genre): riferendosi ai cubani in Florida, li invitava a non esagerare nei "festeggiamenti" (per poi corregersi e dire "manifestazioni")...
Saluti, Doppiafila

7:00 AM  
Blogger maurizio campisi said...

Siamo alla frutta, insomma. Se vivremo più di Fidel ci toccherà di assistere ad un gran casino.
M.

8:35 PM  

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