Commento o turpilòquio?
Liberoblog ha ospitato l’altro giorno uno degli articoli di Blog Americalatina, quello riguardante la base di Guantánamo (http://liberoblog.libero.it/cronaca/bl4093.phtml). Si tratta di una vetrina interessante, ma che espone lo scrivente a una serie di commenti, a volte anche imbarazzanti. A postare c’è infatti di tutto ed il più delle volte l’equivoco e l’insulto è quello che guida il popolo di internet. Date infatti, un’occhiata ai commenti postati a margine dell’articolo (e non solo del mio). A me piace starmene da una parte ma, come per tutto nella vita, non si può fare a meno di essere giudicati. Tiriamo la pietra, scrivendo su un blog o su un giornale, ma poi dobbiamo essere pronti a ricevere per quello che abbiamo scritto. Una volta Tiziano Terzani mi scrisse che “scrivere è come tirare un sasso in uno stagno, si sente un tonfo, si vedono a mala pena delle onde a cerchio... finchè non arriva un messaggio”. Terzani era un ottimista e pensava che questi messaggi servissero alla crescita personale e a infondere il coraggio e la volontà per continuare a scrivere. Fosse ancora vivo gli chiederei il ruolo delle provocazioni o dei messaggi postati apposta per offendere: probabilmente, anche questi rientrerebbero nella ineluttabilità della crescita o della logica, come diceva lui, “di continuare a tirare sassi nello stagno”.
Quello che più impressiona, per chi vive lontano da tanti anni dall’Italia, è il furore, l’abitudine e il piacere all’ingiuria, segno che due decadi di berciate e porcate televisive hanno lasciato il segno. La classe politica, penso, ha poi fatto il resto. Il dialogo non esiste più ed ha lasciato posto al turpilòquio: chissà se i miei connazionali se ne rendono conto?
In quanto a commenti, c’è stato un altro articolo, quello sulla spartizione dell’Amazzonia, che è stato ospitato già a marzo su Liberoblog: (http://liberoblog.libero.it/politica/bl2853.phtml).
Allora i commenti furono ben più cattivi.
Quello che più impressiona, per chi vive lontano da tanti anni dall’Italia, è il furore, l’abitudine e il piacere all’ingiuria, segno che due decadi di berciate e porcate televisive hanno lasciato il segno. La classe politica, penso, ha poi fatto il resto. Il dialogo non esiste più ed ha lasciato posto al turpilòquio: chissà se i miei connazionali se ne rendono conto?
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1 Comments:
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