Parliamo di Cuba, Usa ed un post scomparso
Parliamo di Cuba oggi. Innanzi tutto una cosa strana. Venerdì ho postato su questo blog la notizia della richiesta di libertà di uso dell’Internet da parte dell’agenzia di stampa Cubanacan, che si oppone a Fidel Castro. C’era anche il link della lettera inviata del direttore Guillermo Fariñas a Castro, con alcune parti tradotte in italiano. Non so come sia successo, ma sabato sera il post era scomparso. Abbiamo un grande fratello in agguato?
La Repubblica qualche giorno fa annunciava, abbastanza avventatamente in un servizio fotografico, la costruzione di un muro sul Malecón, davanti alla sede commerciale statunitense. “Il muro” è stato rivelato lunedì. Si tratta di 138 bandiere nere che rappresentano i cubani uccisi per azioni di terrorismo riconducibili ad agenti statunitensi (Luis Posada Carriles primo fra tutti). Le bandiere occultano in questa maniera i messaggi che la sede Usa lancia nell’enorme pannello luminoso che dà sul Malecón.
L’ultimo appunto riguarda l’espulsione di 16 diplomatici cubani da un albergo della catena Sheraton di Città del Messico. Qui, i cubani erano riuniti con vari imprenditori statunitensi quando è arrivato l’ordine del Dipartimento del Tesoro di Washington di sbatterli fuori. Secondo la contorta logica Usa, gli hotel di capitale statunitense devono rispondere, anche se fuori del territorio nazionale, alle leggi del loro Paese. Ecco qui quindi che gli Usa cambiano anche le leggi internazionali del commercio. Se così fosse, la extraterritorialità che vale per le ambasciate si applicherebbe ora per ogni installazione statunitense all’estero, dagli alberghi alle sedi delle multinazionali, dalle concessionarie di auto ai supermercati: attenzione quindi a non farvi beccare in "territorio" Usa sennò vi tocca Guantánamo.
Il governo di Fox ha promesso di applicare una multa di 500.000 dollari allo Sheraton per contravvenire alle leggi internazionali sul commercio. Vedremo se i pavidi messicani manterranno la parola.
Imposto di nuovo il link con la lettera di Guillermo Fariñas a Fidel Castro:
http://www.bitacoracubana.com/desdecuba/portada2.php?id=1237
La Repubblica qualche giorno fa annunciava, abbastanza avventatamente in un servizio fotografico, la costruzione di un muro sul Malecón, davanti alla sede commerciale statunitense. “Il muro” è stato rivelato lunedì. Si tratta di 138 bandiere nere che rappresentano i cubani uccisi per azioni di terrorismo riconducibili ad agenti statunitensi (Luis Posada Carriles primo fra tutti). Le bandiere occultano in questa maniera i messaggi che la sede Usa lancia nell’enorme pannello luminoso che dà sul Malecón.
L’ultimo appunto riguarda l’espulsione di 16 diplomatici cubani da un albergo della catena Sheraton di Città del Messico. Qui, i cubani erano riuniti con vari imprenditori statunitensi quando è arrivato l’ordine del Dipartimento del Tesoro di Washington di sbatterli fuori. Secondo la contorta logica Usa, gli hotel di capitale statunitense devono rispondere, anche se fuori del territorio nazionale, alle leggi del loro Paese. Ecco qui quindi che gli Usa cambiano anche le leggi internazionali del commercio. Se così fosse, la extraterritorialità che vale per le ambasciate si applicherebbe ora per ogni installazione statunitense all’estero, dagli alberghi alle sedi delle multinazionali, dalle concessionarie di auto ai supermercati: attenzione quindi a non farvi beccare in "territorio" Usa sennò vi tocca Guantánamo.
Il governo di Fox ha promesso di applicare una multa di 500.000 dollari allo Sheraton per contravvenire alle leggi internazionali sul commercio. Vedremo se i pavidi messicani manterranno la parola.
Imposto di nuovo il link con la lettera di Guillermo Fariñas a Fidel Castro:
http://www.bitacoracubana.com/desdecuba/portada2.php?id=1237
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