Da pastore a presidente
Se lo aspettavano un poco tutti che Evo Morales avrebbe vinto le elezioni in Bolivia. Ora, però, non si sa che attendersi dal dopo voto. La Bolivia è terra di grandi contrasti. Nord e sud, ricchi e poveri, bianchi e indigeni, La Paz e Santa Cruz: tutto è antagonismo portato all’estremo. Negli ultimi anni la chiave di volta della politica boliviana è stato il sottosuolo di questo paese, ricchissimo di gas. Una ricchezza, questa, che gli anteriori presidenti pro-liberali volevano esportare a tutti i costi negli Usa. A Sánchez de Losada, nell’ottobre 2003, questa posizione è costata la poltrona e gli è valso l’esilio. Da allora la Bolivia è un gran caos. Nel nord, ci sono le montagne, gli indigeni, c’è La Paz, c’è povertà. Nel sud, nella pianura, c’è Santa Cruz, ci sono gli imprenditori, c’è il gas, ci sono i soldi. Qualche mese fa si era parlato addirittura di secessione, perchè i ricchi di Santa Cruz dei pezzenti del nord non sanno che farsene (su Diario, ne avevamo parlato in un reportage il 25 febbraio).
Morales ha fatto il pastore fino a 15 anni, quando ha scoperto l’importanza di leggere e scrivere (ancora oggi l’analfabetismo è al 20% in Bolivia). A capo del Mas (Movimiento al socialismo), ha scalzato dalla presidenza un presidente dopo l’altro. Ora tocca a lui e con lui l’America Latina va sempre più a sinistra, in barba alle avvertenze e alle minacce degli Usa, perchè da anni Morales insiste sul rispetto della cultura indigena e questo significa rimettere in discussione l’uso legale della coca. C’è da credere quindi che un pastore presidente a Washington proprio non vada giù. Morales stesso oggi, in un’intervista apparsa sul quotidiano brasiliano O Globo, ha ribadito che non esclude un intervento Usa. Ne correrà il rischio, però.
Sulle elezioni in Bolivia, notizie in tempo reale su: www.radiomundoreal.fm
Morales ha fatto il pastore fino a 15 anni, quando ha scoperto l’importanza di leggere e scrivere (ancora oggi l’analfabetismo è al 20% in Bolivia). A capo del Mas (Movimiento al socialismo), ha scalzato dalla presidenza un presidente dopo l’altro. Ora tocca a lui e con lui l’America Latina va sempre più a sinistra, in barba alle avvertenze e alle minacce degli Usa, perchè da anni Morales insiste sul rispetto della cultura indigena e questo significa rimettere in discussione l’uso legale della coca. C’è da credere quindi che un pastore presidente a Washington proprio non vada giù. Morales stesso oggi, in un’intervista apparsa sul quotidiano brasiliano O Globo, ha ribadito che non esclude un intervento Usa. Ne correrà il rischio, però.
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