Verso il Banco del Sur
L’annuncio del primo maggio da parte di Hugo Chávez di ritirare il Venezuela dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale apre le porte alla finora ventilata fondazione del Banco del Sur. Da tempo Chávez spingeva per creare un’alternativa ai grandi centri finanziari internazionali e, per raggiungere questo scopo, aveva firmato all’inizio dell’anno un accordo con Nestor Kirchner, trovando anche un interesse – per il momento moderato- del Brasile.
Il Banco del Sur è ancora nelle fasi di studio. Non è infatti ancora chiaro se sarà uno strumento del tipo del BID, che si dedica a finanziare progetti mirati, o se si tratterà di un fondo sul tipo dell’FMI, interessato a coprire i buchi di bilancio dei paesi che ve ne faranno parte. Secondo alcuni esperti le due opzioni potrebbero coesistere.
Il Venezuela ha suggerito un capitale iniziale per le operazioni della banca, stabilito in 7000 milioni di dollari, dei quali 600 sarebbero apportati dal paese bolivariano. Domani i ministri d’economia di Venezuela, Argentina, Bolivia, Paraguay ed Ecuador saranno riuniti a Quito per discutere i prossimi passi da seguire. L’iniziativa venezuelana risponde all’inquietudine della maggioranza dei paesi sudamericani che sulle questioni finanziarie hanno pagato molti piatti rotti negli ultimi anni. La dipendenza dai centri finanziari internazionali è stata responsabile di grandi tragedie in Argentina, Uruguay ed Ecuador, dimostrando come questi enti che regolano l’economia siano ormai anacronistici oltrechè pericolosi.
L’America Latina vuole fare da sè, creando da sola la propria ricchezza ed autofinanziando i propri progetti. Lo fa in un momento particolare, con le economie che si stanno risollevando e con la presa di coscienza del nuovo valore che stanno acquistando le materie prime che si raccolgono in questa parte del continente. Il piano è lecito e spaventa l’Fmi che, prima di passare a soluzioni alternative, ha chiesto pazienza per migliorare e modernizzare il proprio funzionamento. Una richiesta che sembra arrivare troppo tardi: secondo Chávez, il Banco del Sur dovrebbe cominciare a funzionare tra quattro mesi.
Il Banco del Sur è ancora nelle fasi di studio. Non è infatti ancora chiaro se sarà uno strumento del tipo del BID, che si dedica a finanziare progetti mirati, o se si tratterà di un fondo sul tipo dell’FMI, interessato a coprire i buchi di bilancio dei paesi che ve ne faranno parte. Secondo alcuni esperti le due opzioni potrebbero coesistere.
Il Venezuela ha suggerito un capitale iniziale per le operazioni della banca, stabilito in 7000 milioni di dollari, dei quali 600 sarebbero apportati dal paese bolivariano. Domani i ministri d’economia di Venezuela, Argentina, Bolivia, Paraguay ed Ecuador saranno riuniti a Quito per discutere i prossimi passi da seguire. L’iniziativa venezuelana risponde all’inquietudine della maggioranza dei paesi sudamericani che sulle questioni finanziarie hanno pagato molti piatti rotti negli ultimi anni. La dipendenza dai centri finanziari internazionali è stata responsabile di grandi tragedie in Argentina, Uruguay ed Ecuador, dimostrando come questi enti che regolano l’economia siano ormai anacronistici oltrechè pericolosi.
L’America Latina vuole fare da sè, creando da sola la propria ricchezza ed autofinanziando i propri progetti. Lo fa in un momento particolare, con le economie che si stanno risollevando e con la presa di coscienza del nuovo valore che stanno acquistando le materie prime che si raccolgono in questa parte del continente. Il piano è lecito e spaventa l’Fmi che, prima di passare a soluzioni alternative, ha chiesto pazienza per migliorare e modernizzare il proprio funzionamento. Una richiesta che sembra arrivare troppo tardi: secondo Chávez, il Banco del Sur dovrebbe cominciare a funzionare tra quattro mesi.
Labels: Venezuela
1 Comments:
Speriamo che il progetto di Chàvez si avveri. Ne tarrrebbero un immenso vantaggio tutti i popoli dell'America Latina e non solo.
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