Alan García, l'incantatore
Alan García ha un pregio inconfutabile: la dialettica. La sua facilità nel discorso e le doti di misurato istrione hanno di nuovo stregato i peruviani, al punto da fare dimenticare loro il disastroso primo governo del rappresentante aprista. Allora, il Perù cadde nell’offensiva di Sendero Luminoso e in un’inflazione da record (2776% nel 1989). La ricetta economica dettata da García e dal suo gabinetto vuotò le casse dello Stato e la capacità di investimento dei peruviani. Le bombe scoppiavano nel pieno centro di Lima e la gente doveva fare la coda per comperare i generi di prima necessità. Luce ed acqua venivano tagliati più volte nel corso della giornata. I diritti umani, che oggi tanto sventola come bandiera per il suo prossimo governo, erano normalmente calpestati. L’esercito, nel suo affanno di reprimere Sendero e l’MRTA, dava libero sfogo alla sua naturale missione, quella di uccidere e reprimere.
García, alla fine, dovette scappare per vari anni all’estero (Colombia e Francia) per evitare una condanna (corruzione, tanto per cambiare), ma ora è di nuovo presidente. Bontà della politica peruviana e del tutto è possibile, ma soprattutto delle capacità di Alan, il manipolatore. Con le sue parole incanta e con le sue parole è riuscito a fare dimenticare quei cinque anni disgraziati che aprirono le porte alla dittatura fujimorista.
D’altronde, la loquacità è sempre piaciuta ai popoli latinoamericani. Retaggio della colonia spagnola? Forse. Fidel e Hugo Chávez parlano tanto, tantissimo e la parola, invece di annoiare, diventa spettacolo. Lo stesso vale per García. Ascoltarlo è pericoloso perchè, una volta accesa la macchina, è difficile fermarla. Sedotti e ammaliati, i peruviani ci sono cascati di nuovo.
Intanto Alan in vista dell’incarico (ufficialmente si insedierà il prossimo 28 luglio) sta viaggiando e cercando alleati per un Perù che si propone ora al fianco della Colombia come migliore alleato degli Usa nella regione. Parla tanto, come suo solito, ed è sicuro che qualche buon amico lo troverà cammin facendo. Come venti anni fa, propone le solite soluzioni che allora portarono il Perù sull’orlo del baratro. Per i peruviani il feeling con l’incantatore è appena cominciato.
García, alla fine, dovette scappare per vari anni all’estero (Colombia e Francia) per evitare una condanna (corruzione, tanto per cambiare), ma ora è di nuovo presidente. Bontà della politica peruviana e del tutto è possibile, ma soprattutto delle capacità di Alan, il manipolatore. Con le sue parole incanta e con le sue parole è riuscito a fare dimenticare quei cinque anni disgraziati che aprirono le porte alla dittatura fujimorista.
D’altronde, la loquacità è sempre piaciuta ai popoli latinoamericani. Retaggio della colonia spagnola? Forse. Fidel e Hugo Chávez parlano tanto, tantissimo e la parola, invece di annoiare, diventa spettacolo. Lo stesso vale per García. Ascoltarlo è pericoloso perchè, una volta accesa la macchina, è difficile fermarla. Sedotti e ammaliati, i peruviani ci sono cascati di nuovo.
Intanto Alan in vista dell’incarico (ufficialmente si insedierà il prossimo 28 luglio) sta viaggiando e cercando alleati per un Perù che si propone ora al fianco della Colombia come migliore alleato degli Usa nella regione. Parla tanto, come suo solito, ed è sicuro che qualche buon amico lo troverà cammin facendo. Come venti anni fa, propone le solite soluzioni che allora portarono il Perù sull’orlo del baratro. Per i peruviani il feeling con l’incantatore è appena cominciato.
1 Comments:
imparato molto
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