Mapuche: riprende lo sciopero della fame
Sembrava che si fosse giunti ad una soluzione ed invece si è di nuovo daccapo. I quattro Mapuche condannati a 10 anni per danni alla proprietà, hanno ripreso lo sciopero della fame. La protesta era stata sospesa lunedì, quando i quattro avevano ricevuto assicurazioni da parte del Governo che un decreto legge creato per risolvere il loro caso e quello di altri detenuti Mapuche sarebbe stato discusso entro il prossimo 9 giugno. Agli interessati è stato fatto pervenire un documento da sottoscrivere dove si diceva, tra l’altro, che nel futuro non avrebbero più usato la violenza per manifestare il loro dissenso. Questo, secondo loro, sarebbe stato come affermare la loro colpevolezza, quando i quattro continuano a dichiararsi innocenti. Da qui la ripresa dello sciopero.
Questa la traduzione del comunicato stampa:
“Di nuovo, come nel passato, il governo cileno si è rimangiato la parola data, tradendo la nostra buona volontà ed ingannandoci. Facciamo un appello a tutto il popolo Mapuche, al popolo cileno e ai popoli del mondo a riprendere la lotta e non abbassare le braccia, già che noi riprendiamo lo sciopero della fame a partire da oggi, 19 maggio, per tempo indeterminato, mettendo a rischio la nostra vita per raggiungere quella libertà che meritiamo. Marichi Weu! Jaime Marileo Saravia - Patricio Marileo Saravia - Juan Carlos Huenulao - Patricia Troncoso. Dall’ospedale Hernán Enriquez di Temuco”.
Questa la traduzione del comunicato stampa:
“Di nuovo, come nel passato, il governo cileno si è rimangiato la parola data, tradendo la nostra buona volontà ed ingannandoci. Facciamo un appello a tutto il popolo Mapuche, al popolo cileno e ai popoli del mondo a riprendere la lotta e non abbassare le braccia, già che noi riprendiamo lo sciopero della fame a partire da oggi, 19 maggio, per tempo indeterminato, mettendo a rischio la nostra vita per raggiungere quella libertà che meritiamo. Marichi Weu! Jaime Marileo Saravia - Patricio Marileo Saravia - Juan Carlos Huenulao - Patricia Troncoso. Dall’ospedale Hernán Enriquez di Temuco”.
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