I paseros sfruttati e dimenticati
Chi sono i paseros?. Con Lillo Rizzo, autore di un reportage fotografico mozzafiato, abbiamo cercato di renderlo noto attraverso le pagine di Narcomafie in edicola questo mese. Quella dei paseros è una storia di abusi e di sfruttamento, che si svolge al confine tra la Bolivia e l’Argentina, dove centinaia di persone cariche come bestie da soma fanno la spola tra i due lati del confine per trasportare le merci di quei commercianti senza scrupoli che, in questa maniera, non pagano il dazio.
“I commercianti che li assoldano li trattano come bestie. Li fanno aspettare fuori dai loro magazzini alle intemperie o sotto il sole a quaranta gradi e poi, quando viene concluso un affare, li chiamano con irriverenza per mostrare loro cosa devono trasportare. Proprio come i muli, questa gente è capace di caricarsi sulle spalle sacchi e casse di enormi dimensioni, al limite delle loro possibilità fisiche. Sono involti di sessanta, settanta chili sotto i quali i paseros arrancano per guadagnarsi pochi centesimi a viaggio. Chi ce la fa, ne porta più di uno. Caracollano per un po’, finchè prendono il passo e camminano quei cinquecento metri che sembrano una infinità e che li dividono dal confine. Sembra finita, ma una volta in fila comincia un’altra sfida, quella dei nervi, a subire in un’attesa interminabile, il disprezzo e la prepotenza imposte dai doganieri”.
Questa è solo una parte dell’articolo. Su Narcomafie di maggio il resto.
http://www.narcomafie.it/fotoinchieste_2006/foto_5_2006.htm
“I commercianti che li assoldano li trattano come bestie. Li fanno aspettare fuori dai loro magazzini alle intemperie o sotto il sole a quaranta gradi e poi, quando viene concluso un affare, li chiamano con irriverenza per mostrare loro cosa devono trasportare. Proprio come i muli, questa gente è capace di caricarsi sulle spalle sacchi e casse di enormi dimensioni, al limite delle loro possibilità fisiche. Sono involti di sessanta, settanta chili sotto i quali i paseros arrancano per guadagnarsi pochi centesimi a viaggio. Chi ce la fa, ne porta più di uno. Caracollano per un po’, finchè prendono il passo e camminano quei cinquecento metri che sembrano una infinità e che li dividono dal confine. Sembra finita, ma una volta in fila comincia un’altra sfida, quella dei nervi, a subire in un’attesa interminabile, il disprezzo e la prepotenza imposte dai doganieri”.
Questa è solo una parte dell’articolo. Su Narcomafie di maggio il resto.
http://www.narcomafie.it/fotoinchieste_2006/foto_5_2006.htm
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