Fujimori: la libertà costa 2800 dollari
È costata 2830 dollari la cauzione pagata per la libertà condizionale di Alberto Fujimori. C’è da scandalizzarsi? Nemmeno troppo. Fin da subito era parso strano il tentativo di Fujimori di raggiungere il Perù, facendo uno scalo tecnico in Cile. Ora, a due settimane dal ballottaggio tra Alan García e Ollanta Humala, il nostro viene messo in libertà, in attesa che il giudice (si aspetta la sentenza a fine giugno) decida se concedere o no l’estradizione.
“La libertà dell’accusato non è un pericolo per la sicurezza, nè per la società o nè per le vittime e non intralcerà le indagini” si legge nella risoluzione.
Se è un tentativo di destabilizzare le prossime elezioni peruviane, lo sapremo solo nei prossimi giorni. Certo è che la libertà del Chino segna un punto a favore del disordine e dà vita a speculazioni di ogni tipo. Nel caso Fujimori si rifugiasse nell’ambasciata giapponese di Santiago, sarà praticamente impossibile convincerlo a consegnarsi e, con buona pace di tutti, tornerà a Tokyo in attesa di tempi migliori (le elezioni 2011). Nel caso rimanesse a disposizione delle autorità ne vedremo invece delle belle. Che tipo di amici stanno infatti aspettando il ritorno di Fujimori a Lima?
El Chino ora ha la possibilità di parlare e, di fatto, ha già iniziato, negando ai giornalisti che fosse al corrente dei casi di corruzione e di violazione ai diritti umani occorsi durante la sua amministrazione, anzi: “È stato il mio governo ad aver avuto il merito di cessare le violazioni dei diritti umani in maniera ferma” dice.
Rovistando nel mio archivio, per chi avesse la memoria corta come Fujimori o non conoscesse la storia del Perù, ecco cosa ho trovato:
Barrios Altos (3 novembre 1991): quindici persone innocenti sono assassinate a Lima dai reparti segreti dell’esercito. La responsabilità del governo di Fujimori è stata accertata. Dal 2002 diciannove famiglie ricevono un indennizzo dallo Stato per questo massacro.
Pedro Yauri (24 giugno 1992): il giornalista è sequestrato ed ucciso dalla polizia segreta. Prima di morire è costretto a scavare la propria tomba.
Università La Cantuta (9 luglio 1992): nove studenti ed il loro professore spariscono nel nulla. I loro cadaveri saranno ritrovati bruciati.
Pedro Huilca (18 dicembre 1992): il sindacalista è ucciso sulla porta di casa, davanti a moglie e figli.
Mariella Barrieto (marzo 1997): l’ex agente viene sequestrata, violentata e squartata dai suoi ex compagni.
Leonor La Rosa (marzo 1997): principale testimone della fine della Barrieto. Viene torturata dall’esercito e si salva per miracolo. Denuncia l’accaduto alla troupe di Canal 2. Per rappresaglia il governo di Fujimori prende possesso delle installazioni del canale.
Residenza ambasciatore giapponese (22 aprile 1997): l’esercito fucila senza processo i superstiti del gruppo dell’Mrta implicato nel sequestro di 72 ostaggi.
Questo è quello che succedeva a Lima negli anni di Fujimori. Raccontare cosa accadeva nel resto del Perù sarebbe cosa lunga.
Un blog interessante sulla società peruviana è questo:
http://pueblovruto.blogspot.com/
“La libertà dell’accusato non è un pericolo per la sicurezza, nè per la società o nè per le vittime e non intralcerà le indagini” si legge nella risoluzione.
Se è un tentativo di destabilizzare le prossime elezioni peruviane, lo sapremo solo nei prossimi giorni. Certo è che la libertà del Chino segna un punto a favore del disordine e dà vita a speculazioni di ogni tipo. Nel caso Fujimori si rifugiasse nell’ambasciata giapponese di Santiago, sarà praticamente impossibile convincerlo a consegnarsi e, con buona pace di tutti, tornerà a Tokyo in attesa di tempi migliori (le elezioni 2011). Nel caso rimanesse a disposizione delle autorità ne vedremo invece delle belle. Che tipo di amici stanno infatti aspettando il ritorno di Fujimori a Lima?
El Chino ora ha la possibilità di parlare e, di fatto, ha già iniziato, negando ai giornalisti che fosse al corrente dei casi di corruzione e di violazione ai diritti umani occorsi durante la sua amministrazione, anzi: “È stato il mio governo ad aver avuto il merito di cessare le violazioni dei diritti umani in maniera ferma” dice.
Rovistando nel mio archivio, per chi avesse la memoria corta come Fujimori o non conoscesse la storia del Perù, ecco cosa ho trovato:
Barrios Altos (3 novembre 1991): quindici persone innocenti sono assassinate a Lima dai reparti segreti dell’esercito. La responsabilità del governo di Fujimori è stata accertata. Dal 2002 diciannove famiglie ricevono un indennizzo dallo Stato per questo massacro.
Pedro Yauri (24 giugno 1992): il giornalista è sequestrato ed ucciso dalla polizia segreta. Prima di morire è costretto a scavare la propria tomba.
Università La Cantuta (9 luglio 1992): nove studenti ed il loro professore spariscono nel nulla. I loro cadaveri saranno ritrovati bruciati.
Pedro Huilca (18 dicembre 1992): il sindacalista è ucciso sulla porta di casa, davanti a moglie e figli.
Mariella Barrieto (marzo 1997): l’ex agente viene sequestrata, violentata e squartata dai suoi ex compagni.
Leonor La Rosa (marzo 1997): principale testimone della fine della Barrieto. Viene torturata dall’esercito e si salva per miracolo. Denuncia l’accaduto alla troupe di Canal 2. Per rappresaglia il governo di Fujimori prende possesso delle installazioni del canale.
Residenza ambasciatore giapponese (22 aprile 1997): l’esercito fucila senza processo i superstiti del gruppo dell’Mrta implicato nel sequestro di 72 ostaggi.
Questo è quello che succedeva a Lima negli anni di Fujimori. Raccontare cosa accadeva nel resto del Perù sarebbe cosa lunga.
Un blog interessante sulla società peruviana è questo:
http://pueblovruto.blogspot.com/
1 Comments:
Fujimori... un tristissimo esempio di presidente eletto democraticamente... Saluti, Doppiafila
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