L'America Latina che vuole cambiare
Il 2006 è un anno vitale per l’America Latina. Ci sono state e ci saranno elezioni in quasi tutti i paesi e, piano piano, si sta disegnando una nuova mappa degli equilibri nel continente. Gli elettori stanno premiando la sinistra, sia quella moderata della Bachelet che quella più estrema di Morales. Novità potrebbero esserci anche in Colombia dove Uribe ha perso undici punti nelle intenzioni di voto (ora si aggira sul 53%), ed in Perú, dove la Flores deve fare i conti con il ritorno di Humala e García. In Nicaragua, si profila per novembre una possibile vittoria di Ortega, mentre in Ecuador rispunta l’ex colonnello Lucio Rodríguez. È il ritorno del populismo, come dice la destra?
Più sensatamente, bisogna dare fiducia agli esperimenti. Morales in Bolivia è alla vigilia di importanti decisioni che, probabilmente, eviteranno al suo Paese di cadere nel disordine. La formazione di un’Assemblea costituente ed una riforma sulle autonomie regionali saranno i temi su cui i boliviani saranno chiamati alle urne nel referendum del prossimo 2 luglio. Sono decisioni che tutti i settori della Bolivia chiedevano da tempo, ma che nessun presidente era riuscito o aveva voluto affrontare. Questo è già un punto a favore di Morales.
I cambiamenti spaventano Washington, che sta ormai usando toni da baruffa di cortile non solo con il Venezuela, ma anche con la Bolivia, il Nicaragua e con tutti quelli che si presentino come una minaccia per i loro affari. Inaspettatamente, però, i mercati hanno reagito bene. Le grandi imprese, quelle che apportano il capitale in America Latina, non sembrano allarmate. Di fatto, il clima per gli affari è ritenuto ottimale e per questo quello degli Usa appare solo come uno dei tanti isterismi dell’amministrazione Bush. Diamo fiducia alle nuove politiche. Il cammino per un’America Latina diversa deve passare per la responsabilità ed il rispetto e solo questi governi sembra abbiano la capacità per dimostrarlo.
Più sensatamente, bisogna dare fiducia agli esperimenti. Morales in Bolivia è alla vigilia di importanti decisioni che, probabilmente, eviteranno al suo Paese di cadere nel disordine. La formazione di un’Assemblea costituente ed una riforma sulle autonomie regionali saranno i temi su cui i boliviani saranno chiamati alle urne nel referendum del prossimo 2 luglio. Sono decisioni che tutti i settori della Bolivia chiedevano da tempo, ma che nessun presidente era riuscito o aveva voluto affrontare. Questo è già un punto a favore di Morales.
I cambiamenti spaventano Washington, che sta ormai usando toni da baruffa di cortile non solo con il Venezuela, ma anche con la Bolivia, il Nicaragua e con tutti quelli che si presentino come una minaccia per i loro affari. Inaspettatamente, però, i mercati hanno reagito bene. Le grandi imprese, quelle che apportano il capitale in America Latina, non sembrano allarmate. Di fatto, il clima per gli affari è ritenuto ottimale e per questo quello degli Usa appare solo come uno dei tanti isterismi dell’amministrazione Bush. Diamo fiducia alle nuove politiche. Il cammino per un’America Latina diversa deve passare per la responsabilità ed il rispetto e solo questi governi sembra abbiano la capacità per dimostrarlo.
0 Comments:
Post a Comment
<< Home