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"Hay muchas maneras de contar esta historia, como muchas son las que existen para relatar el más intrascendente episodio de la vida de cualquiera de nosotros".

Monday, December 05, 2005

Tempo di elezioni

Tempo di elezioni. La settimana scorsa era toccato all’Honduras (anche se i voti danno ragione a Manuelón Zelaya, non c’è ancora stato un annuncio ufficiale); oggi al Venezuela, la prossima settimana al Cile e tra quindici giorni alla Bolivia. Il Cile, con il socialismo all’acqua di rose di Lagos, è cresciuto e la candidatura di Michelle Bachelet ha le carte in regola per continuare quanto fatto sinora. La sorpresa potrebbe darla Sebastián Piñera, l’imprenditore già proprietario di mezzo Cile che ha basato la sua campagna su un populismo di mezza tacca, patetico ma efficace. Il Piñera, grande squalo e campione di sarcasmo, non ci ha pensato due volte per richiamare l’attenzione delle classi meno abbienti utilizzando nei suoi spot due miti della sinistra cilena, Violeta Parra e Pablo Neruda. La pubblicità è l’anima del mercato ed il Cile è un grande mercato secondo Piñera.
In Bolivia la situazione è tesissima. Evo Morales, candidato della sinistra, è in testa ai sondaggi, ma sono pochi quelli che credono che l’oligarchia tradizionale si lasci vincere da uno dei leader più estremisti dell’America Latina senza tentare colpi di mano.
Il Venezuela. Che dire? L’opposizione ha tentato ancora una volta di delegittimare Chávez chiamando all’astensionismo e ritirando i propri candidati. Strano comportamento. Chávez è stato eletto democraticamente, eppure l’opposizione venezuelana si rifiuta di usare i mezzi offerti dalla Costituzione per contrastarlo. Già in passato aveva usato la stessa tattica, denunciando brogli, ma la commissione internazionale venuta a velare sulla regolarità delle elezioni aveva dovuto confermare la bontà delle elezioni. Con un’opposizione così, Chávez ha garantito un lungo periodo al potere.

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