Freddy Muñoz torna in libertà
La farsa dell’arresto del giornalista Freddy Muñoz sembra essere finita. Un giudice ha emesso infatti la sentenza di scarcerazione, e il corrispondente di Telesur (http://www.telesurtv.net/) è potuto ritornare in libertà.
La vicenda di Muñoz era sembrata subito una montatura, pianificata dalle autorità colombiane per screditare l’attività di un giornalista scomodo. Tirato in ballo da un gruppo di pentiti di dubbia reputazione, che lo vincolavano con la guerriglia colombiana, Muñoz ha dovuto farsi 52 giorni di carcere prima di essere riconosciuto estraneo ai fatti. Tanto tempo di prigionia indica non solo la lunghezza dei procedimenti processuali in Colombia, ma anche e piuttosto la volontà ostile da parte delle autorità, che hanno voluto fare passare tutta questa vicenda come un avvertimento per quanti si arrischiano a fare del giornalismo serio.
L’evolversi della vicenda ha infatti dimostrato la mala fede delle strutture poliziali e giudiziarie implicate a fabbricare le prove per montare un caso che attenta alla libertà di espressione. Dopo giorni di interrogatori, dovuti all’insistenza del gruppo di avvocati chiamato dalla dirigenza di Telesur, gli accusatori si sono ritrattati ed hanno ammesso di essere stati spinti dal Pubblico Ministero a dare una falsa testimonianza per incastrare Muñoz.
Nonostante tutto, il procedimento a carico del giornalista procede, per cui gli avvocati chiedono la massima attenzione ai mezzi di informazione per denunciare le prevaricazioni della polizia colombiana che potrebbe agire di nuovo per depistare le indagini. Secondo le testimonianze della redazione di Telesur a Bogotá, i giornalisti di questa emittente sono pedinati e ripresi da agenti del Das (http://www.das.gov.co/), in quello che è ormai diventato un braccio di ferro tra il potere e la libertà di stampa.
La vicenda di Muñoz era sembrata subito una montatura, pianificata dalle autorità colombiane per screditare l’attività di un giornalista scomodo. Tirato in ballo da un gruppo di pentiti di dubbia reputazione, che lo vincolavano con la guerriglia colombiana, Muñoz ha dovuto farsi 52 giorni di carcere prima di essere riconosciuto estraneo ai fatti. Tanto tempo di prigionia indica non solo la lunghezza dei procedimenti processuali in Colombia, ma anche e piuttosto la volontà ostile da parte delle autorità, che hanno voluto fare passare tutta questa vicenda come un avvertimento per quanti si arrischiano a fare del giornalismo serio.
L’evolversi della vicenda ha infatti dimostrato la mala fede delle strutture poliziali e giudiziarie implicate a fabbricare le prove per montare un caso che attenta alla libertà di espressione. Dopo giorni di interrogatori, dovuti all’insistenza del gruppo di avvocati chiamato dalla dirigenza di Telesur, gli accusatori si sono ritrattati ed hanno ammesso di essere stati spinti dal Pubblico Ministero a dare una falsa testimonianza per incastrare Muñoz.
Nonostante tutto, il procedimento a carico del giornalista procede, per cui gli avvocati chiedono la massima attenzione ai mezzi di informazione per denunciare le prevaricazioni della polizia colombiana che potrebbe agire di nuovo per depistare le indagini. Secondo le testimonianze della redazione di Telesur a Bogotá, i giornalisti di questa emittente sono pedinati e ripresi da agenti del Das (http://www.das.gov.co/), in quello che è ormai diventato un braccio di ferro tra il potere e la libertà di stampa.
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