Chávez e l'anno delle nazionalizzazioni
Hugo Chávez va giù pesante con l’inizio di questo 2007. Dopo il semaforo rosso alzato contro Radio Caracas Televisión, a cui non sarà rinnovata la licenza, Chávez ha presentato il piano per il nuovo anno. E si tratta di un piano polemico, che verte sulla nazionalizzazione e che non lascia spazio a nessun tipo di negoziato.
Durante il giuramento dei nuovi ministri, il presidente venezuelano ha chiesto poteri speciali al Congresso per risolvere la nazionalizzazione di quelle aziende che operano soprattutto in settori ritenuti vitali per la sicurezza del Venezuela, come le telecomunicazioni e lo sfruttamento delle risorse naturali.
“Tutto quello che è stato privatizzato, deve essere nazionalizzato” ha tuonato Chávez. Sotto la mira del presidente c’è in particolare la Cantv (compagnia telefonica), il Banco Central de Venezuela –attualmente un ente autonomo- e le raffinerie che operano nel bacino dell’Orinoco. Questa decisione trarrà con sè grandi conseguenze, già che la Cantv è proprietà al 28,5% della Verizon e gli impianti dell’Orinoco sono attualmente in mano di cinque potenze degli idrocarburi: la Exxon, la Chevron, la British Petroleum, la Total e la norvegese Statoil.
Insomma, quello che verrà sarà un vero e proprio terremoto. Luce e telefono passeranno a mano dello Stato, così come il petrolio dell’Orinoco, un bacino ricchissimo le cui risorse potranno assicurare al Venezuela un ruolo guida per i prossimi decenni. Le prove dure per il chavismo vengono proprio ora. Chávez lo sa benissimo e chiede poteri speciali, mentre si guarda attorno per capire chi starà con lui. Domani, intanto, arriverà a Managua, dove parteciperà alla cerimonia che vedrà Ortega assumere la presidenza del Nicaragua. Il 2007 dell’America Latina comincerà da lì.
Durante il giuramento dei nuovi ministri, il presidente venezuelano ha chiesto poteri speciali al Congresso per risolvere la nazionalizzazione di quelle aziende che operano soprattutto in settori ritenuti vitali per la sicurezza del Venezuela, come le telecomunicazioni e lo sfruttamento delle risorse naturali.
“Tutto quello che è stato privatizzato, deve essere nazionalizzato” ha tuonato Chávez. Sotto la mira del presidente c’è in particolare la Cantv (compagnia telefonica), il Banco Central de Venezuela –attualmente un ente autonomo- e le raffinerie che operano nel bacino dell’Orinoco. Questa decisione trarrà con sè grandi conseguenze, già che la Cantv è proprietà al 28,5% della Verizon e gli impianti dell’Orinoco sono attualmente in mano di cinque potenze degli idrocarburi: la Exxon, la Chevron, la British Petroleum, la Total e la norvegese Statoil.
Insomma, quello che verrà sarà un vero e proprio terremoto. Luce e telefono passeranno a mano dello Stato, così come il petrolio dell’Orinoco, un bacino ricchissimo le cui risorse potranno assicurare al Venezuela un ruolo guida per i prossimi decenni. Le prove dure per il chavismo vengono proprio ora. Chávez lo sa benissimo e chiede poteri speciali, mentre si guarda attorno per capire chi starà con lui. Domani, intanto, arriverà a Managua, dove parteciperà alla cerimonia che vedrà Ortega assumere la presidenza del Nicaragua. Il 2007 dell’America Latina comincerà da lì.
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