L'Argentina di Italo Moretti
L’Argentina di Italo Moretti è raccontata da Salvo Anzaldi, in questo articolo scritto in occasione della presentazione del libro “L’Argentina non vuole più piangere”. Un documento di valore che ospito con onore nel blog e che vi invito a fare circolare.
Il pozzo e il pendolo. Il secondo è quello che il sociologo Antifascista Gino Germani ha scelto per definire la ”legge” del paese: l'alternarsi, a partire dagli anni '30 del secolo scorso, di regimi militari e governi antidemocratici; il primo, nero e profondo, è quello in cui lo stesso paese è sprofondato il 24 marzo del 1976 con il golpe del comandante Jorge Rafael Videla. Il paese è l'Argentina e l'occasione è il trentesimo anniversario di quel colpo di Stato che introdusse l'orribile mattanza dei Centri di detenzione clandestina, i 4700 traslados e i 30 mila giovani strappati per sempre alle loro famiglie e alla vita. Occasione utile per leggere un prezioso libro: “L'Argentina non vuole più piangere”, Sperling & KupferEditori e incontrarne il suo autore, Italo Moretti.
Italo Moretti non è un autore qualunque, nè tantomeno un giornalistaqualunque. Gli stringi la mano e il "ciao" che ti rivolge sorridendo ti restituisce anni che per svariati motivi, non solo di anagrafe ti appaiono oggi così lontani: vent'anni di televisione italiana, vent'anni di cronache raccontate con coraggio e passione. Era un mondo assai più vasto di quello attuale, i luoghi più reconditi erano davvero tali: il Sudamerica non era così a portata di mouse e quella voce calda, dal timbro ancora oggi inconfondibile, aveva il merito di portare anche nelle case italiane avvenimenti drammatici che nessun altro, almeno sul piccolo schermo, osava raccontare.
Moretti ha lavorato al Tg2 (chiamato dal compianto Andrea Barbato) dal '76 all'87, alternando il ruolo di inviato a quello di conduttore ed è poi passato al giovanissimo Tg3, che lo ha anche visto impegnato nel ruolo di direttore. Prima ancora era stato testimone diretto del golpe in Cile e, per non farsi mancare nulla, nel '72 era miracolosamente scampato alla sciagura area avvenuta all'aeroporto di AdisAbeba: salvo e, pochi minuti dopo, al telefono a raccontare in diretta la tragedia in un servizio radiofonico che è un pezzo di storia di giornalismo e che gli valse il premio Saint-Vincent.Ma più di qualsiasi altro paese è l'Argentina il pascolo della passione professionale di Moretti. Lo sfondo sul quale ha scritto le pagine più significative di una carriera tanto ricca. Quattro libri: “Innocenti e colpevoli”, “Cronaca da tre mondi”, “In Sudamerica”, “I figli di Plaza de Mayo” e il già citato, recentissimo, “L'Argentina non vuole più piangere”.Un volume di grande intensità, che in appena 130 pagine ripercorre conmillimetrica precisione gli ultimi trent'anni di storia argentina: da Juan Domingo Perón a Nestor Kirchner, dagli anni della dittatura a quelli della crisi economica. Tutto narrato in modo asciutto, senza nessuna concessione alla retorica, anche se le lacrime sgorgano d'incanto a pagina 69 e fanno compagnia a quelle di Angela "Lita" Boitano, la rappresentante dei Familiares de desparecidos y detenidos por razones políticas che, a Roma, il 6 dicembre 2000 si commuove alla lettura della sentenza che condanna all’ergastolo dei generali Carlos Guillermo Suárez Mason e Santiago Omar Riveros.
Nell'anniversario del golpe di trent’anni fa, Moretti ha presentato il suo libro in giro per l'Italia. Lo ha fatto anche ad Aosta, dove la sera del 30 marzo ha parlato di Argentina e di tante altre cose all'attento pubblico dell'”Espace Populaire” nel corso di una serata organizzata dalle associazioni Italia-Nicaragua, Italia-Cuba e Uniendo Raices. Al suo fianco Stefano Scherma, reduce dall’ennesimo viaggio a Buenos Aires e autore di una tesi di laurea (“Dalla dittatura alla democrazia: il caso Argentina”) che contiene anche preziose interviste e fotografie a madri e nonne di Plaza de Mayo.
Moretti ha spiegato con dovizia di particolari ogni singolo contenuto del suo libro e lo ha arricchito in virtù di una memoria vivissima, allenata a registrare situazioni e a riconoscerle dai particolari più piccoli. Ha parlato della lezione delle madri di plaza de Mayo e di come essa debba servire da insegnamento per qualsiasi sentimento di vendetta. Ha argomentato sulle punizioni inflitte ai responsabili di quel golpe e di perchè l'Argentina, nonostante tutto, ricada nella tentazione di eleggere a Tucuman un torturatore certificato come Luis Patti. Ha detto di Kirchner e della sua ricetta realista e miracolosa, di Licio Gelli ("Era Perón a essere in soggezione di fronte a lui, non vicevrsa") e del peso importante che la Loggia P2 ebbe in quegli anni terribili. Dei silenzi della Chiesa e delle complicità stelle e strisce. Della legge del perdono e del jardin trasero. Una serata magica, chi c'era non la dimenticherà. Chi non c'era potrà lo stesso comprenderne l'intensità e le emozioni attraverso un libro fondamentale per capire alcune logiche decisive negli anni che stiamo vivendo.
Salvo Anzaldi
Il pozzo e il pendolo. Il secondo è quello che il sociologo Antifascista Gino Germani ha scelto per definire la ”legge” del paese: l'alternarsi, a partire dagli anni '30 del secolo scorso, di regimi militari e governi antidemocratici; il primo, nero e profondo, è quello in cui lo stesso paese è sprofondato il 24 marzo del 1976 con il golpe del comandante Jorge Rafael Videla. Il paese è l'Argentina e l'occasione è il trentesimo anniversario di quel colpo di Stato che introdusse l'orribile mattanza dei Centri di detenzione clandestina, i 4700 traslados e i 30 mila giovani strappati per sempre alle loro famiglie e alla vita. Occasione utile per leggere un prezioso libro: “L'Argentina non vuole più piangere”, Sperling & KupferEditori e incontrarne il suo autore, Italo Moretti.
Italo Moretti non è un autore qualunque, nè tantomeno un giornalistaqualunque. Gli stringi la mano e il "ciao" che ti rivolge sorridendo ti restituisce anni che per svariati motivi, non solo di anagrafe ti appaiono oggi così lontani: vent'anni di televisione italiana, vent'anni di cronache raccontate con coraggio e passione. Era un mondo assai più vasto di quello attuale, i luoghi più reconditi erano davvero tali: il Sudamerica non era così a portata di mouse e quella voce calda, dal timbro ancora oggi inconfondibile, aveva il merito di portare anche nelle case italiane avvenimenti drammatici che nessun altro, almeno sul piccolo schermo, osava raccontare.
Moretti ha lavorato al Tg2 (chiamato dal compianto Andrea Barbato) dal '76 all'87, alternando il ruolo di inviato a quello di conduttore ed è poi passato al giovanissimo Tg3, che lo ha anche visto impegnato nel ruolo di direttore. Prima ancora era stato testimone diretto del golpe in Cile e, per non farsi mancare nulla, nel '72 era miracolosamente scampato alla sciagura area avvenuta all'aeroporto di AdisAbeba: salvo e, pochi minuti dopo, al telefono a raccontare in diretta la tragedia in un servizio radiofonico che è un pezzo di storia di giornalismo e che gli valse il premio Saint-Vincent.Ma più di qualsiasi altro paese è l'Argentina il pascolo della passione professionale di Moretti. Lo sfondo sul quale ha scritto le pagine più significative di una carriera tanto ricca. Quattro libri: “Innocenti e colpevoli”, “Cronaca da tre mondi”, “In Sudamerica”, “I figli di Plaza de Mayo” e il già citato, recentissimo, “L'Argentina non vuole più piangere”.Un volume di grande intensità, che in appena 130 pagine ripercorre conmillimetrica precisione gli ultimi trent'anni di storia argentina: da Juan Domingo Perón a Nestor Kirchner, dagli anni della dittatura a quelli della crisi economica. Tutto narrato in modo asciutto, senza nessuna concessione alla retorica, anche se le lacrime sgorgano d'incanto a pagina 69 e fanno compagnia a quelle di Angela "Lita" Boitano, la rappresentante dei Familiares de desparecidos y detenidos por razones políticas che, a Roma, il 6 dicembre 2000 si commuove alla lettura della sentenza che condanna all’ergastolo dei generali Carlos Guillermo Suárez Mason e Santiago Omar Riveros.
Nell'anniversario del golpe di trent’anni fa, Moretti ha presentato il suo libro in giro per l'Italia. Lo ha fatto anche ad Aosta, dove la sera del 30 marzo ha parlato di Argentina e di tante altre cose all'attento pubblico dell'”Espace Populaire” nel corso di una serata organizzata dalle associazioni Italia-Nicaragua, Italia-Cuba e Uniendo Raices. Al suo fianco Stefano Scherma, reduce dall’ennesimo viaggio a Buenos Aires e autore di una tesi di laurea (“Dalla dittatura alla democrazia: il caso Argentina”) che contiene anche preziose interviste e fotografie a madri e nonne di Plaza de Mayo.
Moretti ha spiegato con dovizia di particolari ogni singolo contenuto del suo libro e lo ha arricchito in virtù di una memoria vivissima, allenata a registrare situazioni e a riconoscerle dai particolari più piccoli. Ha parlato della lezione delle madri di plaza de Mayo e di come essa debba servire da insegnamento per qualsiasi sentimento di vendetta. Ha argomentato sulle punizioni inflitte ai responsabili di quel golpe e di perchè l'Argentina, nonostante tutto, ricada nella tentazione di eleggere a Tucuman un torturatore certificato come Luis Patti. Ha detto di Kirchner e della sua ricetta realista e miracolosa, di Licio Gelli ("Era Perón a essere in soggezione di fronte a lui, non vicevrsa") e del peso importante che la Loggia P2 ebbe in quegli anni terribili. Dei silenzi della Chiesa e delle complicità stelle e strisce. Della legge del perdono e del jardin trasero. Una serata magica, chi c'era non la dimenticherà. Chi non c'era potrà lo stesso comprenderne l'intensità e le emozioni attraverso un libro fondamentale per capire alcune logiche decisive negli anni che stiamo vivendo.
Salvo Anzaldi
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